La cronaca consolida un doppio binario. Entusiasmo dei paulisti, crescita del movimento e della consapevolezza tematica: un grande investimento nel futuro prossimo. Dall'altra attacchi, censure, depistaggio dell'elettorato (in Nevada migliaia di elettori hanno ricevuto indicazioni sbagliate sulla dislocazione del loro caucus!).
La novità, non nuovissima ma ora più esplicita, è l'attacco del partito liberarian a Ron Paul, e quello di intellettuali legati ai circoli di riferimento, come il grande Cato Institute. Si veda questo articolo di Reason.
I libertarian dimostrano tutto il loro frazionismo, scelgono ufficialmente il tanto peggio, tanto meglio piuttosto che appoggiare il più vicino a loro, ma non espresso da loro. Come sempre in questi casi poi ci sono le invidie personali, e magari, chissà, le pressioni interessate di qualche attore esterno. I "serbatoi di pensiero" americani, benché libertari, non sembrano potersi permettere il lusso dell'indipendenza.
Ci è sembrato più vivo della cronaca, più odierno degli ultimi sondaggi e più istruttivo dei penultimi editoriali, un ritratto di Barry Goldwater, figura che tutti considerano un padre nobile di Ron Paul. L'ha scritto Maurizio Blondet alla vigilia di Natale del 2006, quando l'avventura presidenziale di Ron Paul non era ancora cominciata.
A quanto pare Goldwater non era proprio un libertario, e tutto sommato delle etichette ci importa poco. Importa la sostanza. Il bellissimo racconto di Maurizio Blondet non la fa mancare, e sembra quasi intuire nella vicenda di Goldwater, proprio i passaggi che suonano profezia nella storia di Ron Paul.
Parabola per Natale
di Maurizio Blondet
Effedieffe, 23.12.2006
Ronald Reagan (così riferisce Bill Moyers) parlò di un politico che stimava in questi termini (1): «E’ un uomo che nella sua azienda, prima di entrare in politica, adottò un piano di partecipazione agli utili, ancor prima che i sindacati pensassero di chiederlo. Diede l’assistenza sanitaria a tutti i suoi dipendenti. Il 50 % dei profitti pre-tasse lo destinò a un programma pensionistico per tutti i suoi impiegati. Pagò un assegno per tutta la vita a un suo operaio che, ammalatosi, non poteva più lavorare. Fornì asili nido aziendali per le sue lavoratrici-madri».
Quest’uomo si chiamava Barry Goldwater.
I lettori più giovani possono non saperlo, ma il senatore Goldwater fu negli anni ‘60, per le sinistre di tutto il mondo, l’«uomo nero» del panorama politico americano.
Fiero anticomunista, fu dipinto come razzista, segregazionista, un falco pericoloso, un dottor Stranamore spietato e fanatico.
Quando si candidò alle elezioni presidenziali nel ‘64, nel suo stesso partito (repubblicano) ebbe contro i «liberal» e miliardari finanzieri, Nelson Rockefeller ed Henry Cabot Lodge (dell’antica famiglia patrizia di Boston, d’origine veneziana, i Caboti della Loggia) (2): furono loro a spargere la prima idea che, se eletto, Goldwater avrebbe aperto una nuova caccia alle streghe maccartista.
Nonostante tutto, Goldwater vinse le primarie e gareggiò contro il candidato democratico, che era Lyndon Johnson.
Durante la campagna il settimanale Fact, diretto da Ralph Ginzburg - un giornalista condannato per pubblicazioni oscene - pubblicò una propria inchiesta, presentata come scientifica, secondo cui 12.356 psichiatri avevano dichiarato Goldwater «inadatto a governare» perché squilibrato.
Le note biografiche su Goldwater che apparvero nella rivista erano state scritte dal pianista David Bar-Illan.
Dopo, il senatore querelò Ginsburg per diffamazione e vinse (si appurò che, dei 12.356 psichiatri interpellati per lettera, solo 2.417 avevano risposto, e di questi 1228 lo avevano dichiarato «capace di governare»), ma ormai il segnale era dato.
Nella campagna di Johnson, apparivano video di Goldwater che parlava mentre dietro le sue spalle si alzava, minaccioso, un fungo atomico: a suggerire che il repubblicano estremista, se eletto, avrebbe scatenato la guerra mondiale contro l’URSS.
Ovviamente Goldwater perse, l’America rigettò l’estremista di destra e andò sul sicuro con Johnson. Il Vietnam e tutto il resto.
Buon profeta, vedeva già salire, sul cavallo dell'apocalisse «religiosa», i neocon.
La «destra» che oggi ci troviamo a sopportare non solo in USA ma anche in Italia.
Ora, qualcuno già immaginerà quel che sto per dire, visto che i nemici occulti di Goldwater, il «falco» e «nero», si chiamavano Ginsburg e Bar-Illan.
Invece voglio stupirvi per Natale: Goldwater era d’origine ebraica.
Suo nonno, Michel Goldwasser, era emigrato da Konin in Polonia.
Il padre del senatore, Baron Goldwasser, s’era convertito alla chiesa episcopaliana al momento di sposare la moglie, cristiana.
E cristiano restò Goldwater, quando ereditò i grandi magazzini di famiglia, a cui applicò la sua dottrina sociale di giustizia.
Cristiano «sociale», politicamente di destra.
Offro questa storia come racconto natalizio.
Vedete voi che morale trarne.
Forse, quella che non bisogna credere ai giornali.
Forse, una riflessione sui pericoli del «politicamente corretto».
O una triste riflessione sulla «destra» cambiata.
O ancora, forse, che bisogna sforzarsi di vedere dietro gli schemi precostituiti.
O infine il fatto che uomini diffamati e «scartati» dai facitori di templi autorizzati, a volte, hanno storie personali nobili e generose.
Note
1) Bill Moyers, «A parable for our times», TomPaine.com, 22 dicembre 2006. Moyers è il presidente dello Schumann Centre for Media and Democracy.
2) I Cabot Lodge sono la più influente famiglia «patrizia» di Boston, che ha avuto infiniti senatori, ambasciatori e giudici. Un vecchio proverbio bostoniano li cita, per farsi gioco del loro snobismo patrizio: «The Lowells speak only to the Cabots, and the Cabots speak only to God». Ossia: i Lowell parlano solo coi Cabot, e i Cabot solo con Dio (i Lowell sono un’altra schiatta patrizia bostoniana).
14 commenti:
http://www.michelepisano1988.ilcannocchiale.it/
vorrei sapere come finiranno secondo voi le votazioni di domani... secondo me in south carolina un quinto postoper paul... ma in nevada andrà molot bene, si può conquistare il terzo...
Speriamo bene!
Comunque ottima l'idea di riprendere il pezzo di Blondet: non me lo ricordavo, e sì che sono un suo affezionato lettore da qualche anno.
A volte sembra che il mondo, per un pelo, non possa essere stato migliore: ho appena rivisto JFK di Stone (bellissimo) e anche Bobby di Estevez: veramente occasioni perdute!
Continuiamo la buona battaglia!
Gran personaggio, anche se purtroppo sull'aborto la pensava un pò diversamente dal nostro Ron...
Sconcertante il suo successore al Senato per l'Arizona (cioè uno dei due successori) .... .... ebbene sì... ... ...McCain!!
Fra
McCain sarebbe inadatto come presidente...
Che personaggio interessante, che pezzo commovente, speriamo che porti bene a Ron lo spirito di Goldwater... di sicuro il figlio, Goldwater Jr., vuole tanto bene a Ron.
Consiglio a tutti il YouTube dove esprime le ragioni per le quali sostiene Ron Paul
X Anonimo
E certo che sarebbe inadatto come Presidente ... ... non vorrei essere frainteso in alcun modo: considero una presidenza McCain (così come una di Hillary, Obama, Romney, Bloomberg e compagnia bella) un GRAVE PERICOLO per l'umanità. Ritengo che molti in questo blog pensino la stessa cosa.
X Alberto.
Sulla seconda parte del tuo commento: anch'io tante volte penso la stessa cosa. Ci sono dei momenti storici fondamentali, dei punti chiave (la presidenza Kennedy credo fosse uno di quelli) che vanno capiti a fondo, poiché le conseguenze le subiamo ancora oggi. Può essere banale, ma ritengo veramente che la Storia "ufficiale", quella che studiamo a scuola, per intenderci, sia a volte completamente o parzialmente diversa da come sono andati veramente i fatti. Unico rimedio credo allora sia quello di indagare il più possibile, leggere il più possibile, confrontare le diverse tesi. Anche quelle "ufficiali" naturalmente, con la consapevolezza però che non sono la "verità assoluta".
Nella mia opinione, per quanto riguarda gli Usa, punto di svolta è stata la presidenza Wilson (1913): sistema FED, I guerra mondiale, Società delle Nazioni, New World Order, messianismo democratico, etc.
Allora dico anch'io: continuiamo la buona battaglia, correggiamo quelle storture nate perché, in certi bivi (anche vecchi di secoli), si è imboccata la via sbagliata. Forza RON!!!
Ciao gente....oggi nel DOMENICALE panoramica generale su tutti i candidati alle primarie, e veramente gran bella evidenza e parole su ON PAUL!!! Finalmente, ogni tanto qualcosa viene fuori....
FORZA RON PAUL!!!
BREDA
Francesco: la vera svolta oggi è internet; anchese c'è chi vuole ridicolizzare tutto quello che viene trovato lì, è innegabile che oggi c'è uno strumento di democrazia in più.
Soprattutto non cadiamo nella trappola di trasformare i fatti in opinioni (Travaglio docet)!!!
Un opinione può avere più o meno valore a seconda di chi la dice; un fatto (essempio: WTC7 che cade) rimane un fatto anche se la notizia si trova su Internet e non sulla stampa ufficiale.
Alberto
sorry.. un'opinione!
"La destra di Goldwater era nazionale e sociale, implicava obblighi morali per gli imprenditori e i capitalisti, chiamati a partecipare al destino comune della nazione."
mi dispiace per Blondet ma anche goldwater era per così dire un libertarian moderato come ron paul, non era anarchico ma credeva nello stato minimo.
appunto astrolabio, leggi bene l'articolo, o sei forse uno di quelli che danno giudizi frettolosi di blondet senza averlo manco letto? Blondet mica si sbaglia, lui parla di dovere morale che gli imprenditori riconoscono loro e si accollano, mica di uno stato interventista
ci siamo quasi, ron paul è al 13% in seconda posizione nel Nevada!
rileggo bene l'articolo:
"Ciò che oggi si chiama «destra» è globalista senza patria, ultracapitalista, irresponsabile verso il lavoro. E’ la «destra» della finanza speculativa e dell’iniquità sociale vantata come libertà."
così ad occhio e croce blondet descrive goldwater come uno storace qualsiasi.
però magari intendeva dire quello che dici, ma sicuramente era ultracapitalista.
viva las vegas!
li è andato alla grande perchè ha promesso che se eletto avrebbe abolito le tasse sulle mance date ai lavoratori dei casinò,che sono quasi tutti giovani che lavorano per pagarsi gli studi!
paolo
Posta un commento