giovedì 31 gennaio 2008

L'ASSEDIO DEI GIOVANI APRE A RON PAUL LE PORTE DI MTV

Esemplare storia a lieto fine: stavolta l'assedio delle proteste e la valanga di email a difesa della libertà di parola ottengono che Ron Paul sia invitato all'importante dibattito su MTV di Sabato prossimo. Vedremo che trattamento gli verrà riservato, ma intanto è già un successo, sicuramente indigesto per i presunti front-runners.
Non conosciamo i dettagli, ma la formula pare interessante: al "Presidential super dialogue" parteciperanno tutti i candidati, i due democratici e i quattro repubblicani. Non sembra che dibatteranno tra loro, ma ciascuno sarà sottoposto dai ragazzi a numerose domande.
Si prevede una copertura ed una interattività altissima.

Segue comunicato di MTV.


Un obiettivo chiave di "MySpace-MTV
Presidential Dialogues" è di assicurare che la voce dei giovani venga ascoltata nel corso di queste elezioni.
A causa della stragrande richiesta da parte dei giovani sostenitori di Ron Paul , e per il suo forte gradimento nei sondaggi tra i giovani elettori, è con emozione che lo invitiamo a partecipare sabato prossimo allo speciale "Closing Arguments". L'invito è stato esteso alla sua campagna e attendiamo con ansia la loro risposta.

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(Non illudiamoci che il clima sia più disteso! Perciò già che siamo in tema di miusic, tiro fuori dal cassetto -prima che spariscano tutti i candidati citati nella canzone!!- la presentazione del video più politically scorrect del mondo paulista...)

Ron Paul for the long haul.



Il pezzo hip hop che accompagna il video è stato prodotto appositamente pro-Ron Paul da King Solomon ed è cantato dal rapper Roy Shivers.
Mi dicono che siano musicisti di qualità, nel ramo. Il testo è d'assalto. Grazie a questa edizione -sottotitolata in inglese- si comprende bene la sfilza di invettive lanciate. Sono strapazzati, a ritmo di rap, i candidati che non muovono un dito contro la tortura e le violenze in patria e in Iraq, sedicenti cristiani ma abortisti. Giuliani è un pupazzo dei banchieri, oscuro insabbiatore dell'11 Settembre. Hillary è manovrata da Cfr e Bilderberg. Obama è un falso pacifista pronto a bombardare l'Iran. Insomma, non si nega niente a nessuno. E' invocato persino il ritorno al commercio bilaterale! "I politici si vendono l'anima", ritma Shivers. E' un fatto peculiare di questa campagna: rappers, rockettari neri o bianchi, probabilmente milionari, appoggiano gratis un anziano candidato conservatore. Talvolta, come fa Shivers, osano temi indicibili che da noi attirano subito etichette di nazi-comunista. Fanno arrivare all'orecchio di migliaia di giovani sigle e nomi (bilderberg, cfr, illuminati) che mai avrebbero sentito, confinati come sono in riviste introvabili e siti troppo noiosi per chi cerca musica su Youtube.
Tutto questo ovviamente non è sotto la responsabilità di Ron Paul, però, canta il rapper, è lui l'unica speranza.

mercoledì 30 gennaio 2008

Ron Paul, fiducia e ragione

Oltre il risultato della Florida.
Perché Ron Paul resterà al centro della competizione.
Giuliani si ritira e appoggia McCain.



Il risultato di Ron Paul non supera le aspettative, anche se per una non-persona, resa tale dai media totalitari americani, il sostegno di oltre 60.000 cittadini in Florida sono uno smacco al sistema, che notoriamente non consente contraddizioni. La vittoria di McCain ne consolida l'immagine di predestinato. I 57 delegati che ha vinto oggi lo portano sì davanti a Romney (95 a 67) ma tutto sommato in equilibrio: il magico numero di 1191 è ancora lontano, e nemmeno i 21 Stati in ballo il 5 Febbraio determineranno un vincitore certo: dopo quella data i delegati da assegnare saranno ancora oltre il 50% e in teoria ci sono ancora Stati favorevoli al candidato mormone e persino ad Huckabee. Nessuno dei due dovrebbe abbandonare prima di quella data, anche se il salasso economico comincia a farsi sentire persino per il ricco finanziere Romney: pare infatti che abbia speso davvero molti milioni solo in Florida e per non vincere niente. Ma la vera bomba della giornata a ben guardare è questa: Ron Paul, che oggi sembra deludere, "rischia" di restare l'unico in corsa contro McCain!
Lascia invece, piccolo fatto storico di questa campagna, Rudy Giuliani, colui che venne detto il favorito. Appoggerà McCain e perciò oggi tutto un sottobosco politico, anche italiano, che non precede mai nulla ma che come l'intendenza segue, senza far rumore sostituisce le insegne.



MCCAIN
36%693,42557

ROMNEY
31%598,1520

GIULIANI
15%281,7550

HUCKABEE
14%259,7030

PAUL
3%62,0600


Ron Paul va avanti. Già nel comunicato del 28 Gennaio, cosciente che non sarebbe arrivato primo (e che quindi non avrebbe ottenuto delegati) ribadiva la determinazione nel proseguire verso la nomination, prevedendo, con fondamento come vedremo, di arrivare ad una Convention nazionale spaccata, bisognosa di mediazione. Nel prossimo diradarsi dei contendenti, Paul tra le altre cose immagina che molti delegati, eletti in nome dei ritirati, alla fine si sentiranno liberi nella scelta. Certamente la seconda metà delle primarie potrebbe aprire uno scenario molto interessante, tutto dipenderà dai ritiri e dalla loro tempistica.

Come dicevo, Huckabee probabilmente reggerà ancora almeno fino al 5 febbraio: un po' per orgoglio e un po' perché sarà pressato a fare da succhia-voti conservatori a danno di Ron Paul.
Per Romney si tratterà di vedere come vuol portare avanti la gara e soprattutto cosa gli consiglieranno e con che intensità: forse di fare un ticket da vice con McCain. Anche se la stessa pretesa potrebbe essere avanzata da Huckabee.
Da un lato l'establishment otterrebbe di concentrare finalmente il voto sull'uomo di fiducia, dall'altro ci sarebbe il paradosso imbarazzante che si diceva: una corsa che si riduce a McCain (e tutti!) contro Paul! Ve li immaginate gli ultimi dibattiti in tv? Molto rischioso, dovrebbero faticosamente tenere in vita i candidati-zombi tanto per occupare la scena e i media, ma col risultato opposto e scomodo per la regia dello spettacolo presidenziale: la dispersione dei voti che porterebbe proprio a quella che Paul chiama una Convention di mediazione. Il cerchio si chiude, e il conto fatto da Ron Paul, torna: per gli avversari i due corni del dilemma in nessun caso riescono a scansare proprio lui, la non-persona.

Ora che ci siamo inoltrati un poco nella tortuosa via delle primarie, ci appare più chiara la carta vincente di Ron Paul che ha generato la paura folle nei suoi confronti e il pressing per farlo correre da terzopolista. La carta vincente, che abbiamo tanto esaltato ma non immaginavamo di vedere così chiaramente oggi stagliarsi nella sua importanza strategica, è il conto in banca di Ron Paul. Benzina e viveri per arrivare a Minneapolis senza morire per strada. L'occhio lungo dei politici navigati si era subito allarmato ai suoi successi nel fund raising, sinonimo di autonomia di viaggio. E dato che il controllo totalitario dei media nega a Ron ogni possibilità di essere conosciuto dal grande pubblico, il denaro raccolto dalle spontanee donazioni popolari resta l'ultimo scandalo, l'ultimo male incurabile agli occhi dei potentati. Vedere quell'uomo così sereno e lineare che resta in piedi e va avanti con le sue forze, confortato da centinaia di migliaia di visibilissimi entusiasti, innervosisce qualcuno e lo inquieta nel profondo, mentre per strada restano i cadaveri eccellenti. Fatto il deserto, domani un vecchio medico potrebbe essere insieme a McCain l'unico attore: le telecamere sarebbero costrette ad inquadrarlo, e lungamente.


Rudy Giuliani fotografato nell'attimo dello schianto. Ci scusiamo per la crudezza dell'immagine.


Note dieboldiche e mediatiche.

Mettiamo agli atti che in 32 Contee della Florida su 67 si è votato con il sistema elettronico Diebold, che per l'occasione ha pensato bene di cambiare nome: adesso si chiama molto più affidabilmente Premier Election Solutions. Gli elettori della Florida hanno votato tranquilli il loro candidato sul touch-screen. Ricordare, come ha fatto un giornale della Florida il fatto che nei giorni scorsi si fossero registrati numerosi malfunzionamenti è irrilevante e soprattutto pretestuoso! Infatti l'azienda informa che ha subito provveduto a sostituire le macchine con problemi di lettore ottico. Il problema è stato risolto.

Si dirà: discorsi da perdenti. Sì, ma da perdenti in una gara presidenziale equivalente alla Formula1 e dove si guida un'auto con sole due ruote: internet e la militanza popolare. Le altre due ruote, i giornali e le tv, a Ron Paul gliele hanno rubate. Anche se Ron Paul non è citato, in quest'intervista su Il Giornale curata da Marcello Foa, (che ringraziamo per averci linkato nel suo blog) un docente americano, che tocca ancora il fattore-brogli, spiega bene che in politica si vince ancora attraverso la televisione. C'è poco da fare, internet è ancora indietro. E nella terra della libertà, i giornali e le tv decidono di sostenere chi vogliono: tacere degli altri non è un delitto. Poco importa che un tempo in America abbiano inventato il concetto di antitrust con le relative leggi: oggi l'intera informazione nazionale è nelle mani di uno sparuto gruppetto di colossi mediatici.

martedì 29 gennaio 2008

I fratelli grandi vietano Ron Paul ai giovani di MTV



MTV posseduta dalla Viacom di Murray Rothstein e MySpace di Rupert Murdoch hanno escluso Ron Paul dal dibattito rivolto ai giovani di Sabato 2 Febbraio alle 18 in onda su MTV in collaborazione con MySpace.
L'unico candidato anti-guerra deve essere nascosto al pubblico giovanile di MTV, per il fatto che sarebbe sicuramente gradito.
Il sito di MTV è stato chiuso nel pomeriggio ET per qualche tempo. Si può immaginare perché.

Addì 29 Gennaio 2008 alle 16,30 ET, in memoria della più grande democrazia del mondo.
R.I.P.

Murray Rothstein proprietario di MTV.


Aggiornamento.
Una buona notizia dal modo della musica: il "leggendario" cantante folk Arlo Guthrie fa endorsement e appoggia ufficialmente Ron Paul. Guthrie, 60 anni, da noi meno conosciuto è ancora popolarissimo negli Usa col suo folk-blues di protesta molto in voga nell'era sessantottina. Sostiene Ron perchè vede in lui l'unico erede della tradizione americana e l'unico difensore della Costituzione.

(fatto molto indicativo, ho trovato la notizia per caso su di un sito tedesco.)

lunedì 28 gennaio 2008

Rudy Giuliani è pronto a lasciare


Secondo il Los Angeles Times di poco fa, (h.13 PT - h. 22 Italia) Rudy Giuliani è pronto a lasciare. Se il risultato della Florida domani sarà disastroso, (i sondaggi lo danno terzo o addirittura quarto, nello stato dove ha puntato tutto) le sue ambizioni iniziali saranno definitivamente evaporate e il ritiro è scontato. La decadenza, anche psichica, tante volte attribuita dai neocons a Ron Paul si manifesta negli ultimi spot di una campagna allo sbando: in uno dei due filmati Giuliani ha l'impudenza di dire che non è appoggiato dai giornali e l'altro, ennesima autocaricatura, è pubblicato qui sotto.
Con il ritiro di Julie Annie il quadro repubblicano sarebbe notevolmente semplificato, perché i suoi voti e i suoi sponsors (mi stava venendo un'altra parola in italiano...) si orienteranno principalmente verso McCain, il nuovo predestinato, dopo un periodo pre-elettorale in cui l'onore pareva toccare all'ex sindaco di New York.
Si arriverà al 5 Febbraio, quando per i repubblicani voteranno 21 stati, ancora con pochi punti di riferimento, ma dopo quella data i padroni del vapore vorranno navigare verso la Convention senza troppi imprevisti sulla rotta.



Candidate

Total Speaking Time

Number of Questions

Romney

21:11

13

McCain

16:00

13

Giuliani

13:50

11

Huckabee

12:11

9

Paul

6:31

6


Distribuzione del tempo all'ultimo dibattito tv in Florida, gestito e trasmesso da MicrosoftNBC.


Per Ron Paul la strada resta in salita, anche se il diradamento del campo ne favorisce la visibilità. Finchè Paul avrà qualche chanche numerica terranno in campo anche Huckabee, capace di drenargli voti conservatori.
Sul caucus-puzzle della Louisiana non ci sono ancora nuove comunicazioni ufficiali. In Florida i paulisti si stanno impegnando allo spasimo, con manifestazioni anche vistose. Si cerca ovviamente il miglior risultato possibile, ma un piazzamento di vertice appare difficile. Diversa la musica nel Maine, caucus del prossimo fine settimana.
Torneremo a parlarne, studiando bene le regole...





Spot vero, giuro VERO, della campagna di Rudy Giuliani.

domenica 27 gennaio 2008

Ron Paul People ora e sempre!


Cari amici paulisti, che giornate esaltanti! Ci siamo rincuorati col secondo posto in Nevada, ci siamo stressati con questo incredibile “giallo” della Louisiana dove Ron è stato fortissimo. E la Florida è alle porte! Come sempre mi entusiasmo per le storie dei grassroots paulisti e oggi vi riporto le belle testimonianze (a dire il vero pubblicate già da un po', ma la cronaca elettorale ci stava sempre addosso!) raccolte dalla National Public Radio (NPR) che ha chiesto di descrivere in poche parole il perchè della propria adesione politica. Inoltre vi segnalo, per distrarci un nanosecondo dalla dura politica, un paio di siti: uno più “demenziale” ma simpatico, con i suoi Ron Paul Facts, e l'altro è Quit 4 Ron Paul che unisce il sano proposito di smettere di fumare a quello di usare i soldi risparmiati per nonno Ron, che alla sua salute sa badare eccome, basta guardarlo com'è, a 72 anni!

Paulisti statunitensi. Chi sono?
Se l’è chiesto la NPR, la radio statunitense pubblico-privata con ben 20 milioni di ascoltatori alla settimana.

Lodevolmente un mass media importante si é interessato a dare un volto al popolo paulista! Una chance per presentarsi e scoprire chi fa parte di uno dei movimenti politici più variopinti ed affascinanti della storia (e, soprattutto, senza fare qualche sgambetto da cartellino rosso!). Su mille e passa reazioni pubblicate dal sito web, eccone alcune tradotte.

Da National Public Radio

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Sono una ragazza ventottenne, ho fatto studi universitari. Non avevo alcuna speranza per queste elezioni fino al giorno in cui ho scoperto Ron Paul. Trovo tutti gli altri candidati (di ambedue i partiti) disgustosi e ripugnanti. Ron Paul rappresenta lo spirito degli USA, dalla fondazione a come dovrebbero essere oggi. Se credi nel messaggio di libertà e giustizia, vota Ron Paul!!!!!
P.S. Sono una persona vera. Mi informo sugli eventi tramite internet, non dai giornali. Utilizzare internet mi permette di trovare prospettive variegiate, differenti dai giornali, dalle voci dei singoli e dalla stampa alternativa.

Sent by Maxine


Ho 38 anni, sono sposato ed ho tre figli, tutti avuti con la stessa partner (che studia per diventare infermiera). Il mio stipendio è di centomila dollari lordi all’anno, ma tribolo ad arrivare a fine mese. C’è qualcosa che non va, e Ron Paul lo capisce… questa è la ragione per la quale sta ricevendo il nostro sostegno, i nostri soldi e il nostro voto. L’ultimo uomo che fu FOR THE PEOPLE ora è sui biglietti da venti dollari.
Ron Paul sarà il nostro prossimo presidente.

Sent by dizzle

Sono uno studente di giurisprudenza di 31 anni ed ex-programmatore di computer. Ron Paul mi piace da quando incominciai ad interessarmi di politica qualche anno fa. Internet rende molto più facile scoprire chi tra i candidati cambia punto di vista da una settimana all’altra (ciao rudy! Ciao Hillary! Ciao Mitt! Vi becchiamo!). Ron Paul è onesto, colto e mi fido di lui, saprà prendere buone decisioni per il paese.
Credo che gli altri candidati dicano e facciano solo quello che sarà utile alle loro carriere politiche. Ciò ha portato alla diminuzione dei nostri diritti con il pretesto del patriottismo e della sicurezza nazionale. Questa gente compra i voti con i soldi delle tasse. Ron Paul metterà fine a questo.

Sent by Jim W

Sono un'impreditrice di 55 anni. Ho due figli e due nipoti. Sono d’accordo al 100% con RP sulla politica estera e i blowback, cosi come sulle sue proposte per il paese. Ho versato il massimo ( 2300 $). Mio marito, 56 anni, avvocato, ha pure lui versato il massimo. Nostra figlia di 28 anni e suo marito di 33 sono anche loro dei gran sostenitori.

Sent by Liz Viering



Madre singola di 45 anni (5 figli, 3 dei quali possono votare: tutti e tre fan di RP xchè gliel’ho detto io! ;). Lavoro nel settore informatico, orientatamento conservatore repubblicano cristiano da sempre, fan di RP da settembre 07! Forza Ron Paul!

Sent by Louise


Sono un attore e vivo a New York. Mi sono registrato nuovamente come repubblicano (non facevo parte di alcun partito) per le primarie e per Paul. Abbiamo l’occasione di sostenere un vero politico in ogni senso della parola. Tutti coloro che non lo fanno dovrebbero riesaminare i propri valori.

Sent by Oscar DeGrouch

Sono uno studente trentenne di biologia e medicina con un Master. Effettuando una ricerca sul buddismo sono diventato sia buddista che cristiano il giorno che mi sono reso conto che Gesù era un Buddha. Il mio non-interventismo ha contaminato anche l’economia quando ho cominciato a leggere Rothbard, von Mises, Hayek e Hoppe. Ho scoperto che non c’era differenza tra libertà economica e morale, e che l’unica forma di governo morale è il federalismo puro, che, in questo paese, è stato distrutto da Lincoln quando invase la Confederazione che cercava la secessione. Sono un filosofo, economista, ed un repubblicano.

Sent by rhys

Mia moglie ed io abbiamo 29 anni. Viviamo nello Utah e votiamo per la prima volta, amareggiati da ambedue i partiti. Ron Paul è un uomo dai principi solidi e che dice quello che crede. Ci siamo iscritti come repubblicani per votare per Ron nelle primarie. Ne abbiamo abbastanza della spazzatura che i mass media ci servono. Questo movimento va oltre Ron Paul, rappresenta la libertà stessa.

Sent by Joe Banks


74 anni. Sono pensionato e vedo l’inflazione impazzare. Il petrolio costa 3 volte quello che costava all’inizio dell’era Bush e continua a salire. I prezzi dei viveri salgono. La guerra è stata una frode ridicola ai danni del Popolo Americano e dobbiamo tagliare le nostre spese per colpa di quest’avventura sprecona… Su Google si possono trovare i discorsi di Ron, le lettere settimanali e tutte le votazioni importanti ecc. Potete farvi una buona idea di quello che il dott. Paul rappresenta e se la pensate come noi diventerete suoi grandi fan.

Sent by Tom


Vengo da Berkeley California, sono lesbica, favorevole alle armi e specialista di sistemi di sorveglianza per le case, e interessata nelle libertà personali in tutti i sensi. È per questo che tifo Ron Paul. Che egli sia d’accordo con il mio stile di vita personale o no, SONO SICURA che difenderà il mio diritto di scelta individuale.

Sent by Tacy Traverso


Sono un texano trentunenne che (sfortunatemente) ha votato per Bush due volte. La prima volta, esattamente perchè diceva cose a riguardo della politica estera quel che il dott. Paul condivide. La seconda volta perchè, come tanti altri, eravamo convinti di essere odiati perchè siamo liberi. La mia opinione è cambiata. Ho un fratello nell’esercito e non voglio che venga richiamato in guerra. Mio padre era un ufficiale nell’esercito ed ha deciso recentemente di appoggiare Ron Paul. Possiedo una casa discografica indipendente e sono sia imprenditore che musicista.

Sent by Lee Brooks

Sono un uomo di 28 anni, sposato, lavoro nel mondo informatico ed aspetto la nascita del mio primo figlio. Vedo Ron Paul come la speranza per un cambiamento per il mio paese, ed un paese migliore per questo piccino. Io voglio un paese che non impone i propri punti di vista con una mano mentre predica libertà con l’altra.

Sent by Martin

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infine come dicevo, Ron Paul Facts, con umorismo tipicamente americano, adatta al buon Ron un modo di fare battute che in genere si usano quando si scherza su personaggi che in realtà si ammirano.



Potrete trovare “perle” di questo tipo:

Ron Paul non ha la sveglia, ma ogni mattina si sveglia sentendo la chiamata della liberta`.

Ron Paul non taglia le tasse, le fa fuori con le sue nude mani!

Gesu` indossa un braccialetto con su scritto: “Cosa farebbe Ron Paul?”

Ron Paul non va in palestra. Si tiene in forma esercitando i suoi diritti civili.


Ron Paul fa nascere i bambini senza utilizzare le mani. Semplicemente legge il Bill of Rights e loro escono fuori in un anticipo di liberta`

Quando Ron Paul fa la doccia, lui non si bagna… e` l’acqua che si ‘Ron Paula’

Ron Paul ha dovuto rinunciare al lavoro di Superman.

Ron Paul ha fatto il test della verità al lie detector, ma il detector si e` arreso.

Ron Paul in realtà e` alto 2 metri e 70, ma il peso della sua coscienza lo rende piu` basso.

Dio chiama Ron Paul per farsi consigliare.

Ron Paul non fa pìpì, lui dà la libertà all’urina.

Fu Ron Paul a far cadere la mela in testa a Newton

Ron Paul fiuta l'odore delle spese governative gia` da un miglio di distanza.

Quando il fascismo va a dormire la notte, controlla che sotto il letto non ci sia Ron Paul


dal vostro Francesco, paulista africano!

venerdì 25 gennaio 2008

RON PAUL: IN LOUISIANA INCLUDETE TUTTI I VOTI VALIDI

ECCO COME HANNO TRUCCATO IL CAUCUS!

Anche oggi duro lavoro nella sede del Gop Louisiana.




Il testo che segue dovrebbe essere sulle pagine di tutti i giornali.
Cronache elettorali dalla più grande democrazia del mondo.


Comunicato stampa ufficiale della Ron Paul Campaign.
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La Ron Paul Campaign al Partito Repubblicano della Louisiana: contate tutti i voti

Gli errori del partito mettono in questione i risultati del Caucus

ARLINGTON, VIRGINIA - Oggi la campagna presidenziale di Ron Paul invita il Partito repubblicano della Louisiana a conteggiare tutte le schede presentate al voto nel caucus del 22 Gennaio. "Il fallimento del GOP della Louisiana nel determinare correttamente chi aveva diritto di votare e chi no, ha gettato l'intera procedura nel caos", ha detto Lew Moore, responsabile della campagna di Ron Paul. "Il partito deve correggere questo errore, contando tutti i voti immediatamente e comunicando i risultati".

A causa degli errori del GOP Louisiana, sono stati costretti a votare su schede provvisorie alcune centinaia di elettori, inclusi i quasi 500 che potrebbero cambiare l'esito delle elezioni. Secondo i funzionari di partito, le sedi dei caucus si basavano su di un elenco di elettori iscritti al primo novembre 2007, nonostante il fatto che, secondo le regole dei caucus, gli elettori potevano essere registrati come repubblicani fino al 30 novembre 2007.
Il Segretario di Stato della Louisiana comunica l'esistenza di 2709 residenti registrati come repubblicani tra l'1 novembre 2007 e il 30 novembre 2007.

Inoltre nel giorno del caucus, è successo in numerosi casi che i candidati delegati di Ron Paul - provvisti di regolamentare autenticazione e i cui nomi erano inseriti nella normale scheda per il voto - si sono ritrovati inseriti a forza su schede a parte, a titolo provvisorio, nonostante il fatto che fossero pre-approvati come delegati.

Il GOP della Louisiana ha anche cambiato le regole all'ultimo minuto per consentire agli altri candidati di raccogliere più delegati.
Al momento della scadenza stabilita in origine, il 10 gennaio, Ron Paul aveva il maggior numero di candidati delegati collegati con la sua candidatura.
All'ultimo minuto il partito ha cambiato allora le regole, prorogando al 12 gennaio la chiusura delle liste, in modo da permettere agli altri candidati di raccogliere più delegati.

giovedì 24 gennaio 2008

SU GIORNALE NEOCON PRIMA CHE SUL SITO UFFICIALE DEL PARTITO

DAL SOVIET DELLA LOUISIANA APPARE UN COMUNICATO
Ron Paul sarebbe secondo dietro McCain. Incognita sul listone.

ore 1,00.

Il partito repubblicano della Louisiana ha emesso un comunicato al cui confronto impallidisce il ricordo di vecchie assemblee democristiane e di comitati centrali del Pcus. La vaghezza è sconvolgente, l'incertezza è ufficializzata e c'è riserva di modifiche per verifiche sull'eleggibilità dei candidati.
Il comunicato è apparso alle 18.18 ET (0.18 in Italia) sul sito della rivista neoconservative National Review, mentre sul sito ufficiale Louisiana Gop per oltre un'ora dopo non appariva ancora nulla. Siamo alla privatizzazione della privatizzazione della politica. Siamo all'appropriamento indebito del voto dei cittadini.
Il comunicato è anche senza numeri e senza percentuali: non è compito del partito, dice l'apparatnick Villere. Che però si profonde in elogi smisurati di McCain il predestinato, che guardacaso arriverebbe primo, anche se qui non risultava tra i favoriti e non si era neanche speso in campagna elettorale.
Per gli sviluppi si vedrà, attendiamo anche il comunicato ufficiale di Ron Paul.
Sotto il testo del comunicato: da conservare a testimonianza di come funziona una democrazia occidentale.



La difficile attribuzione di liste e delegati nella sede del Gop Louisiana.


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tradotto da
http://www.lagop.com/

La Lista non collegata e McCain sono in testa nel conteggio preliminare.

Il Presidente del Partito Repubblicano della Louisiana Roger F. Villere Jr ha annunciato oggi i risultati preliminari delle elezioni tenutesi per i delegati del GOP nei caucus in tutto lo stato, martedì sera.
Più di 10000 elettori repubblicani si sono riuniti in 11 assemblee della Louisiana per scegliere i delegati alla Convention della Louisiana del 2008 , che eleggerà la quasi totalità dei delegati per la convention nazionale repubblicana a Minneapolis in Minnesota.
"I risultati preliminari indicano che la maggioranza dei 105 delegati alla convention di Stato che sono stati eletti concorrevano per la lista non collegata denominata "pro-life" ha detto Villere.
I candidati a delegato appoggiati dal senatore John McCain (R-AZ) risultano (? appear) aver vinto più posti a delegato alla convention di stato rispetto a qualsiasi altra lista partecipante al Caucus.
"Porgo le mie congratulazioni al senatore John McCain per il suo successo nei caucus" ha detto Villere. "Il senatore McCain è un eroe americano e questa è un'ulteriore prova del fatto che egli gode di un forte sostegno in Louisiana e in tutto il Sud".

I sostenitori del deputato Ron Paul (R-TX) risultano (?appear) aver conquistato il successivo maggior numero di posti a delegato.
"Applaudo i sostenitori dell'on. Paul per il loro entusiasmo e la notevole capacità organizzativa" ha detto Villere.
"Il nostro partito ha bisogno di infusione di nuovi attivisti, che hanno sia capacità politica che passione per la protezione delle libertà costituzionali". "Esco dal caucus con un rinnovato impegno per promuovere i nostri principi repubblicani di governo limitato e di libertà individuale, grazie allo zelo mostrato da parte dei sostenitori dell'on. Paul in Louisiana".

...(segue elogio di Romney che ha avuto una "manciata" di eletti)...

I risultati dei caucus della Louisiana e la designazione informale di una "lista vincente" sono preliminari per due motivi.
In primo luogo, circa 500 persone che erano in lista [ho il dubbio che parlasse di elettori e non di candidati, ma mi pare più congruente col seguito che si tratti di candidati, n.d.t.] non hanno dimostrato di essere repubblicani registrati.
Questi individui sono stati ammessi al voto su "schede provvisorie", che non sono incluse negli attuali conteggi del sito web http://www.lagop.com/
Lo staff del partito è attualmente al lavoro sui registri degli elettori in tutto lo stato
per verificare con certezza l'eleggibilità di ciascun candidato. Le regole di partito permettono di essere votato a chiunque si sia registrato come repubblicano entro il 30 novembre 2007. I voti in favore di coloro che risulteranno ammissibili saranno aggiunti al totale e i risultati di alcune competizioni nei distretti 1, 2, 4, 5 e 6 potrebbero risentire di modifiche.

In secondo luogo, i candidati a delegato in Louisiana storicamente hanno corso su una lista o su di un altra, ma non su più liste.
Quest'anno, tuttavia, molti candidati correvano su più di una lista. C'era sovrapposizione significativa, per esempio, tra McCain e la lista Pro-Life. Quindi, la determinazione della lista che ha vinto non è così netta. Ma sicuramente risulta che l'ordine è stato: Pro-Life/non collegati, McCain, Paul, Romney e altri a seguire.

L'identificazione dei candidati con le varie liste non è una funzione ufficiale del partito e tale analisi è fornita solo a titolo di cortesia ai membri della stampa e come risposta alle numerose richieste di informazioni ricevute dal partito per quanto riguarda questo argomento.

Il Presidente Villere desidera ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai Caucus della Louisiana 2008.

mercoledì 23 gennaio 2008

LOUISIANA, SPARITI I RISULTATI DEI CAUCUS!

INCREDIBILE BLACK OUT INFORMATIVO
VITTORIA DI RON PAUL IN LOUISIANA?
MA I DATI UFFICIALI POSSONO ATTENDERE...
LA NOTTE HA INGHIOTTITO LA DEMOCRAZIA IN AMERICA.

FATTO SENZA PRECEDENTI IN AMERICA:
GLI ALTRI CANDIDATI HANNO FATTO LISTA UNICA CONTRO RON PAUL!
SOLO DOPO IL VOTO DAI MEDIA ESCE LA NOTIZIA CHE IL REGIME HA FATTO IL LISTONE.



Banconota da un dollaro, particolare.


***Aggiornamento ore 18***

In un sistema elettorale dove conta arrivare primi nel distretto, McCain, Giuliani, Huckabee e Romney hanno fatto un lista unica di delegati contro Ron Paul. Le liste non hanno apparente collegamento coi candidati. Il regime ha avuto il coraggio di chiamare la sua "pro-life/pro-family", con grande foto di Reagan. E sembra che con le buone o con le cattive, abbiano la maggioranza in Louisiana, ma solo in una parte del voto, diviso tra due meccanismi di assegnazione differenti. Situazione surreale, i dati ufficiali ritardano. E poi gli americani pretendono di verificare il voto nel resto del mondo...


La faccia tosta del regime: presentarsi con il volto di Reagan e spacciarsi pro-life con gli abortisti Giuliani e McCain in squadra.



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(post delle 12,30)
E' l'alba in Louisiana. I rumors della notte davano Ron Paul vittorioso ma incredibilmente, dopo otto ore, non si ha notizia neanche dell'inizio dello spoglio! Niente dati parziali.
Mentre sto scrivendo, (12,30) voci degli ultimi minuti danno la vittoria di Ron Paul praticamente certa.
Ma in questo caso, la trasparenza del voto può attendere!
Al curioso fatto che moltissimi americani sconsolati non hanno ancora capito come funziona il voto in Louisiana, si aggiunge questo black out senza precedenti. In 3-4 ore si erano avuti i risultati quasi definitivi dei caucus di Iowa e Nevada, paragonabili per metodo e bassa partecipazione.
E per quanto neanch'io sia riuscito a districarmi tra le regole elettorali, ho capito che la Louisiana ha più delegati dello Iowa e del Nevada!
Dopo la chiusura dei seggi alle 20 (le 3 italiane) è stata subito notte fonda, dai siti di news zero riferimenti alla tornata elettorale, zero notizie dal partito. Saranno andati tutti a letto presto? Si dice che hanno voluto attendere oggi per comunicare i dati, procedura quantomai inusuale... ci diranno che la Louisiana non ha mai votato, che era un errore di stampa sul calendario? Che l'America fosse una democrazia orwelliana allo stato terminale, lo pensavamo già.
(fine post delle 12,30)

(seguono aggiornamenti)

Precisazione
Ci sarà una primaria (voto tradizionale) il 9 Febbraio.
Se nessun candidato in quella data raggiungerà il 51% dei voti, i delegati scelti oggi determineranno il totale finale dei 47 candidati alla Convention nazionale (fonte: post su Dailypaul)


Aggiornamenti

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ore 15,00
"Siamo frementi in vista dei caucus. Credo che il sistema farà im modo che i repubblicani della Louisiana avranno un fortissimo impatto sull'elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti".
Roger Villere, presidente del Partito Repubblicano di Louisiana.
Questa frase è di qualche giorno fa, attendiamo con ansia la prossima dichiarazione di Villere. Il sito del Gop Louisiana sembra chiuso per ferie.

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"Stasera ci sono i caucus repubblicani della Louisiana e non frega niente a nessuno".
Christian Rocca, del NeoFoglio, ieri.
Allora ha ragione Villere: i caucus della Louisiana sono importantissimi.


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ore 17,45
Gli addetti allo spoglio stanno verificando se tutti i votanti si erano iscritti entro la data prefissata del 30 Novembre 2007 (fonte: sito Gop Louisiana).

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L'articolo di pochi minuti fa riportato qui sotto è di un importante rivista neocon, e benché sempre basato su voci, dà la misura del livello "drammatico" del conteggio dei voti.

NATIONAL REVIEW ONLINE

Early Word on Louisiana Caucus Results

I am told, by a campaign source, that the Louisiana caucuses have McCain in first, Ron Paul a close second, and Romney in third. Not confirmed yet.

UPDATE: A dramatically different report here, which has uncommitted "pro-life/pro-family" slate sweeping.

Remember, this is to select delegates to the state convention, who pick the delegates to the national convention. The state has a separate presidential primary, on Feb. 9. If a candidate gets 50 percent +1 — not unthinkable if Florida and Super Duper Tuesday narrow the field some — then that candidate automatically gets 20 of the state's 47 delegates. If no candidate meets that threshold, then the state convention selects almost all of the state's delegates.

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ore 23,10

In Louisiana sono le 16,10 del giorno dopo il voto. Dal sito ufficiale del Gop Louisiana non è ancora arrivato il risultato definitivo come preannunciato sulla stessa homepage fin dal primo mattino.
Per ora ci affidiamo ancora ai passaparola del web americano, che meglio dell'informazione ufficiale raccoglie notizie sul territorio.
C'è cauto ottimismo, perché pare sicuro che Ron Paul da solo giganteggi a fronte del "listone" della banda dei quattro.
Il listone in ogni caso dovrà dividere i delegati tra Romney, HB, Mkain e Julie, perciò Ron Paul ne avrà sicuramente di più. Resta la difficoltà per noi come per gli americani online col fiato sospeso, di conteggiare ed attribuire le due tipologie di delegati espresse dal caucus.
Se per Ron Paul è davvero andata bene, di sicuro i dati ritarderanno ancora per "saltare" i tg di prima serata...


lunedì 21 gennaio 2008

E la Louisiana dov'è?


Dimenticare Katrina?



Domani dalle 17 alle 20 ci sono i caucus in Louisiana.
Non sembrano interessare quasi a nessuno. Il sistema di assegnazione dei delegati è contorto, (stavolta il quiz è vero: chi sa descrivere come funzionano esattamente questi caucus?) una parte subito una parte dopo, e il sito del Corriere dice persino che tutto finirà in un calderone unico dei due partiti (??) . Saranno 15 delegati, forse 30. Domani lo sapremo. Però Ron Paul è in Louisiana ancora oggi, e il sito ufficiale chiama alla partecipazione sottolineando (come in Nevada) che il sistema elettorale fa in modo che siano avvantaggiati i candidati che arrivano primi nei singoli distretti, aldilà del totale percentuale.
Come in Nevada, la votazione ristretta per orari e il meccanismo assembleare potrebbe avvantaggiare molto Paul, che conta sul suo zoccolo duro di attivisti, rispetto alle primarie classiche, che sono elezioni come le conosciamo noi.

Altri fatti da non trascurare.

Oggi si sta svolgendo la celebrazione nazionale del Martin Luther King day. Per i paulisti c'è il relativo money bomb. Era chiaro che la giornata di raccolta sarebbe stata più sottotono delle altre, comunque a fine giornata l'incasso dovrebbe essere vicino ai due milioni, che non è poco, e il salasso pubblicitario del 5 febbraio è alle porte.

Infine, oggi per Ron è venuto l'endorsement di un politico che pare essere il più rilevante dall'inizio della campagna: si tratta di Gary Johnson, già governatore del New Mexico dal 1995 al 2003. Johnson dà l'annuncio sposando in pieno le tesi economiche di Paul, e cosa non scontata per un repubblicano di vertice, appoggia il ritiro delle truppe americane dallIraq e dal resto del mondo.
Un'influenza politica e territoriale di peso quindi, che viene dal predecessore di Bill Richardson, governatore in carica ed ex ministro appena ritiratosi dalla corsa presidenziale per appoggiare, come previsto, Hillary Clinton.

Aggiornamento sui fantasiosi caucus:
pare che i delegati siano poi liberi di votare in coscienza alla Convention Nazionale, senza vincolo verso i candidati presidente. E poi ci lamentiamo dei nostri sistemi elettorali...mah!

Ron Paul, Murdoch e il New York Times nell'allegra Patria della Libertà.

Oggi pubblichiamo un po' di materiale dedicato ai laureandi presenti e futuri in scienza e scemenza della comunicazione e dei seguenti corsi di storia: del giornalismo, dell'enigmistica, della prestidigitazione, della sartoria artigianale, degli Stati Uniti e della fiction per soli adulti.

Lo facciamo in forma lieve e scherzosa, perché il momento storico in fondo è allegro.
I materiali che usiamo in maniera educativa e divertente provengono dal New York Times e da Fox News.

Primo contributo

CACCIA ALL'ERRORE!
Attenzione, questo è un gioco. Sotto riportiamo uno schema, fatto di nomi, di numeri e di foto di personaggi famosi. E' la pagina di riepilogo dei risultati elettorali pubblicati ieri, Domenica (pensate, 1.600.000 copie!) sul New York Times.
Non diamo nessun aiuto perché è un gioco serio: il primo che darà la risposta esatta riceverà in omaggio l'anteprima italiana del volume "Cento anni in Iraq: bo-bo-bo, bo-bomb Iran" di John McCain, con prefazione introspettiva di Carlo Rossella e autografo dell'autore. Edizioni American Adelphy.




Secondo contributo

VERO O FALSO?
Dedicato ai risolutori più esperti e agli studenti del benemerito Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Qui sotto abbiamo due video, apparentemente riguradano entrambi l'emittente di Rupert Murdoch, ma attenzione: solo uno dei due è stato veramente realizzato da Fox News.
Nel primo appare una sintesi dei dati elettorali del Nevada, nel secondo si vedono alcuni istanti di una riunione di redazione alla presenza di Murdoch stesso.
Osservate attentamente e non lasciatevi trarre in inganno dalla prima impressione! Infatti la verità è dove meno ve la aspettate...
Stavolta il premio anziché darlo ai lettori, lo diamo direttamente a FOX News. E' un premio virtuale, abbiamo voluto chiamarlo “Premio Goebbels”, in memoria del grande genio della comunicazione del '900. Anche qui si unisce il sorriso all'offerta di documentazione utile ai laureandi.
Il materiale è consigliato in particolare per le tesi sugli Stati Uniti come patria della libera informazione e per quelle in prestidigitazione multimediale.
Nel primo contributo, per godere appieno dell'opera d'arte, vi preavviso della simpatica e arguta diversificazione tra la grafica che occupa quasi tutto lo schermo e la più piccola barra dei dati nella parte bassa.




Infine il raro documento che conferma la bontà della nostra scelta nell'assegnare il premio: sono pochi istanti girati nella redazione di Fox News alla presenza di Murdoch stesso. Oggetto della riunione: Ron Paul!
(Si consiglia di scaricare il video prima della distruzione)




Fox News:
“il suo successo è dovuto al fatto che sempre più gente non si fida dei tg tradizionali.”

Christian Rocca, Il Foglio

domenica 20 gennaio 2008

TUTTI CONTRO, MA ARRIVA LO SCATTO

RON PAUL SECONDO IN NEVADA!
Quinto in Sud Carolina, ma l'altalena degli altri lascia apertissima la competizione.



Battuto il "prescelto" McCain, battuti i sondaggi, Giuliani al collasso.
Romney vince grazie ai mormoni, almeno il 25% dei votanti secondo la Cnn.
Cnn: "nuovi front-runners nel voto americano?"

Il capolavoro del sito di Fox: non c'è la tabella dei risultati.
La media dei sondaggi dava Paul al 7%, la metà del risultato effettivo.
Imbarazzo nei primi commenti televisivi.
Eccellente articolo sul principale quotidiano della California:
Breaking News: A Ron Paul surge in Nevada


Contrariamente a quanto scritto dai principali siti di news, il caucus del Nevada non assegna subito i delegati, che verranno decisi da procedure locali successive. Ron Paul ha vinto in alcuni distretti e potrebbe avere più del 14% dei delegati.

Nevada

1785 of 1789 Precincts Reporting
votes



ROMNEY
51%22,664


PAUL
14%6,104


MCCAIN
13%5,648


HUCKABEE
8%3,613


THOMPSON
8%3,518


GIULIANI
4%1,910

HUNTER2%

890 RITIRATO







In Sud Carolina ad urne aperte già si parlava di guasti (!) alle macchine per il voto...
Per Ron Paul un più modesto quinto posto, ma con la vittoria di McCain, l'arretramento di Romney dietro a Thompson e Giuliani sempre ultimo, il seguito della competizione resta apertissimo.


South Carolina Republican Primary Results
CandidateVotes%
John McCain 137,00033%
Mike Huckabee 123,11730%
Fred Thompson 65,10816%
Mitt Romney 62,36715%
Ron Paul 15,2354%
Rudy Giuliani 8,5182%
Duncan Hunter 9910%


95 % dello scrutinio.

Appare chiarissima la battaglia dei media e dei loro mandanti contro Ron Paul.
Senza quest'oscuramento e con un minimo di par condicio Ron Paul potrebbe giocare tranquillamente sempre per il primo posto, come un Huckabee qualsiasi, letteralmente inventato dai media. Se qualcuno non ne fosse ancora convinto, guardi la grafica di Fox dopo il voto in Nevada.





venerdì 18 gennaio 2008

Profezia per Ron Paul: Barry Goldwater

Domani si vota in Nevada e Carolina del Sud.
La cronaca consolida un doppio binario. Entusiasmo dei paulisti, crescita del movimento e della consapevolezza tematica: un grande investimento nel futuro prossimo. Dall'altra attacchi, censure, depistaggio dell'elettorato (in Nevada migliaia di elettori hanno ricevuto indicazioni sbagliate sulla dislocazione del loro caucus!).
La novità, non nuovissima ma ora più esplicita, è l'attacco del partito liberarian a Ron Paul, e quello di intellettuali legati ai circoli di riferimento, come il grande Cato Institute. Si veda questo articolo di Reason.
I libertarian dimostrano tutto il loro frazionismo, scelgono ufficialmente il tanto peggio, tanto meglio piuttosto che appoggiare il più vicino a loro, ma non espresso da loro. Come sempre in questi casi poi ci sono le invidie personali, e magari, chissà, le pressioni interessate di qualche attore esterno. I "serbatoi di pensiero" americani, benché libertari, non sembrano potersi permettere il lusso dell'indipendenza.

Ci è sembrato più vivo della cronaca, più odierno degli ultimi sondaggi e più istruttivo dei penultimi editoriali, un ritratto di Barry Goldwater, figura che tutti considerano un padre nobile di Ron Paul. L'ha scritto Maurizio Blondet alla vigilia di Natale del 2006, quando l'avventura presidenziale di Ron Paul non era ancora cominciata.
A quanto pare Goldwater non era proprio un libertario, e tutto sommato delle etichette ci importa poco. Importa la sostanza. Il bellissimo racconto di Maurizio Blondet non la fa mancare, e sembra quasi intuire nella vicenda di Goldwater, proprio i passaggi che suonano profezia nella storia di Ron Paul.



Barry Goldwater
Parabola per Natale

di Maurizio Blondet
Effedieffe, 23.12.2006



Barry Goldwater (1909-1998)

Ronald Reagan (così riferisce Bill Moyers) parlò di un politico che stimava in questi termini (1): «E’ un uomo che nella sua azienda, prima di entrare in politica, adottò un piano di partecipazione agli utili, ancor prima che i sindacati pensassero di chiederlo. Diede l’assistenza sanitaria a tutti i suoi dipendenti. Il 50 % dei profitti pre-tasse lo destinò a un programma pensionistico per tutti i suoi impiegati. Pagò un assegno per tutta la vita a un suo operaio che, ammalatosi, non poteva più lavorare. Fornì asili nido aziendali per le sue lavoratrici-madri».
Quest’uomo si chiamava Barry Goldwater.
I lettori più giovani possono non saperlo, ma il senatore Goldwater fu negli anni ‘60, per le sinistre di tutto il mondo, l’«uomo nero» del panorama politico americano.
Fiero anticomunista, fu dipinto come razzista, segregazionista, un falco pericoloso, un dottor Stranamore spietato e fanatico.
Quando si candidò alle elezioni presidenziali nel ‘64, nel suo stesso partito (repubblicano) ebbe contro i «liberal» e miliardari finanzieri, Nelson Rockefeller ed Henry Cabot Lodge (dell’antica famiglia patrizia di Boston, d’origine veneziana, i Caboti della Loggia) (2): furono loro a spargere la prima idea che, se eletto, Goldwater avrebbe aperto una nuova caccia alle streghe maccartista.
Nonostante tutto, Goldwater vinse le primarie e gareggiò contro il candidato democratico, che era Lyndon Johnson.
Durante la campagna il settimanale Fact, diretto da Ralph Ginzburg - un giornalista condannato per pubblicazioni oscene - pubblicò una propria inchiesta, presentata come scientifica, secondo cui 12.356 psichiatri avevano dichiarato Goldwater «inadatto a governare» perché squilibrato.
Le note biografiche su Goldwater che apparvero nella rivista erano state scritte dal pianista David Bar-Illan.
Dopo, il senatore querelò Ginsburg per diffamazione e vinse (si appurò che, dei 12.356 psichiatri interpellati per lettera, solo 2.417 avevano risposto, e di questi 1228 lo avevano dichiarato «capace di governare»), ma ormai il segnale era dato.
Nella campagna di Johnson, apparivano video di Goldwater che parlava mentre dietro le sue spalle si alzava, minaccioso, un fungo atomico: a suggerire che il repubblicano estremista, se eletto, avrebbe scatenato la guerra mondiale contro l’URSS.
Ovviamente Goldwater perse, l’America rigettò l’estremista di destra e andò sul sicuro con Johnson. Il Vietnam e tutto il resto.

Ora, il racconto di Moyers induce me (e quelli che hanno la mia età) a misurare quanto sia mutato il senso della «destra» da allora ad oggi.Goldwater divideva i suoi profitti da imprenditore con i suoi operai.La destra di Goldwater era nazionale e sociale, implicava obblighi morali per gli imprenditori e i capitalisti, chiamati a partecipare al destino comune della nazione. Ciò che oggi si chiama «destra» è globalista senza patria, ultracapitalista, irresponsabile verso il lavoro. E’ la «destra» della finanza speculativa e dell’iniquità sociale vantata come libertà. Negli ultimi anni lo stesso Goldwater (morto nel 1998) notava amaro la metamorfosi maligna della «destra». Disse in un'intervista: «Quando oggi si parla di ‘estrema destra’, ti vengono in mente baracconi miliardari messi sù da tipi come Pat Robertson (il telepredicatore apocalittico) e simili, che hanno preso possesso del partito repubblicano per trasformarlo in una setta religiosa. Una volta avvenuto questo, addio politica».
Buon profeta, vedeva già salire, sul cavallo dell'apocalisse «religiosa», i neocon.
La «destra» che oggi ci troviamo a sopportare non solo in USA ma anche in Italia.
Ora, qualcuno già immaginerà quel che sto per dire
, visto che i nemici occulti di Goldwater, il «falco» e «nero», si chiamavano Ginsburg e Bar-Illan.
Invece voglio stupirvi per Natale: Goldwater era d’origine ebraica.
Suo nonno, Michel Goldwasser, era emigrato da Konin in Polonia.
Il padre del senatore, Baron Goldwasser, s’era convertito alla chiesa episcopaliana al momento di sposare la moglie, cristiana.
E cristiano restò Goldwater, quando ereditò i grandi magazzini di famiglia, a cui applicò la sua dottrina sociale di giustizia.
Cristiano «sociale», politicamente di destra.
Offro questa storia come racconto natalizio.
Vedete voi che morale trarne.
Forse, quella che non bisogna credere ai giornali
.
Forse, una riflessione sui pericoli del «politicamente corretto».
O una triste riflessione sulla «destra» cambiata.
O ancora, forse, che bisogna sforzarsi di vedere dietro gli schemi precostituiti.
O infine il fatto che uomini diffamati e «scartati» dai facitori di templi autorizzati, a volte, hanno storie personali nobili e generose.


Note
1)
Bill Moyers, «A parable for our times», TomPaine.com, 22 dicembre 2006. Moyers è il presidente dello Schumann Centre for Media and Democracy.
2) I Cabot Lodge sono la più influente famiglia «patrizia» di Boston, che ha avuto infiniti senatori, ambasciatori e giudici. Un vecchio proverbio bostoniano li cita, per farsi gioco del loro snobismo patrizio: «The Lowells speak only to the Cabots, and the Cabots speak only to God». Ossia: i Lowell parlano solo coi Cabot, e i Cabot solo con Dio (i Lowell sono un’altra schiatta patrizia bostoniana).