mercoledì 5 marzo 2008

Ron Paul stronca il fantoccio di Bush 70 a 30


Dal 14° distretto congressuale del Texas Ron Paul prepara il suo ritorno in Parlamento: nella primaria repubblicana si è facilmente affermato su Chris Peden, che ha basato la sua campagna esclusivamente sulla denigrazione dell'avversario. Il passaggio insidioso era questo, la contesa finale per il seggio con lo sfidante democratico non dovrebbe impensierire.
Intanto nelle primarie presidenziali i media hanno continuato ad ignorare Paul, che non viene neanche indicato nelle cronache elettorali pur essendo solo tre i concorrenti (ma oggi Huckabee si è ritirato): bisogna andare a cercare i suoi voti nelle tabelle riepilogative. E' ancora notte in America e il sito ufficiale di Ron Paul già sbandiera l'immagine "sono rimasti in due". McCain ha di fatto vinto la nomination raggiungendo la maggioranza assoluta dei delegati: vedremo come Paul interpreterà l'essere "rimasti in due".
L'eccezione storica di un candidato che resta in corsa in queste condizioni può rilanciare la curiosità verso di lui e accrescere ancora il suo movimento.
Nonostante il lungo inverno dell'informazione, ieri nei quattro stati dove si è votato Ron Paul non ha ottenuto più del 7% ma ha comunque raccolto il voto di altri 130.000 cittadini, che si aggiungono agli oltre 600.000 già ricevuti.
Voti che pesano più di quel che contano. Rappresentano, lo dicevo già ieri, un movimento determinato e cosciente, sono persone raggiunte dall'isolato grido in difesa della libertà interna ed internazionale che non è rappresentata dai candidati dell'establishment. Voti che secondo qualcuno non dovrebbero neanche esistere, benchè largamente insufficienti nella corsa presidenziale. I regimi non possono tollerare 730.000 e presto un milione di cittadini che gli si oppongono pacifici. Un milione di americani continuerà a ricordare anche agli altri che vivono in una democrazia truccata. E' troppo, per un regime. Ma il movimento paulista si consolida, a Giugno marcerà su Washington. Ci sarà ancora molto da raccontare.


In ricordo di Mike Huckabee (2007-2008)

lunedì 3 marzo 2008

Ron Paul in Congresso, con l'occhio alla Fed


Grande cartellone, Texas.

Nelle prossime ore si svolgeranno le primarie repubblicane in Texas, Ohio, Vermont, Rhode Island e soprattutto la primaria distrettuale per riconfermare Ron Paul in parlamento!

Mi scuso di non aver preavvertito gli amici del blog, ci siamo presi un po' di pausa, che si è un tantino allungata. Non cala la passione, il nostro movimento paulista virtuale continua, e ci sarà modo di discutere ancora quanto e come può diventare reale anche in Italia.

I grassroots non smettono la campagna negli stati interessati: decine, centinaia di migliaia di nuovi americani che esprimono un voto cosciente, non indotto dai media, si aggiungono al movimento paulista che marcerà su Washington. Ron Paul si è concentrato nella riconquista del seggio parlamentare e presidia il suo distretto. Deve battere l'avversario repubblicano John Peden, neocon di provincia che ha passato le ultime settimane nel tentativo di screditarlo, pare fortunatamente con scarsi risultati: i sondaggi sono ampiamente favorevoli al nostro. Poi verrà la sfida col candidato democratico, e infine Paul potrà tornare in Congresso arricchito dell'incredibile esperienza di questi mesi. La sua voce tra i deputati, “isolata” per definizione, rappresenterà invece un movimento di massa attivo, presente, determinato a chiedere libertà e giustizia dentro e fuori gli Stati Uniti.




La pubblicità diffusa dal bushista Peden, avversario di Ron Paul nella primaria per il Congresso.


Lo stato di crisi economica, la tensione con l'Iran, la tragedia del popolo palestinese dominano l'agenda politica, probabilmente senza che le soluzioni giuste siano all'ordine del giorno. La vita di tutti noi, anche di chi non sa chiaramente cosa sta accadendo, purtroppo ne è grandemente influenzata.
Pochi giorni fa alla Commissione Finanza della Camera, Ron Paul ha parlato ancora delle politiche della Fed. Pubblichiamo l'intervento, e al prossimo post festeggeremo la sua vittoria nella primaria congressuale!

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Audizione al Comitato dei servizi finanziari

26 Febbraio 2008


Signor Presidente,

Il controllo dei prezzi è quasi universalmente disprezzato dagli economisti. Le conseguenze economiche negative della pianificazione dei prezzi sono numerose e ben documentate. Questa serie di audizioni sono indette per discutere la più importante ma meno comprensibile manipolazione dei prezzi nel mondo di oggi: la manipolazione dei tassi di interesse.

Decidendo il tasso dei finanziamenti federali, il tasso al quale le banche e il Federal Reserve System si prestano denaro a vicenda, la Federal Reserve impedisce che gli attori di mercato concorrano a determinare un tasso di interesse di mercato. La Federal Reserve e il governo federale non si permettono di interferire fissando i prezzi delle abitazioni, il tasso di interesse sui mutui, o i prezzi di legno e acciaio. Tuttavia, l'operato della Fed nel fissare il tasso dei finanziamenti che corrisponde al costo del denaro di chi lo chiede in prestito, influisce sui prezzi di ogni settore economico in un modo meno pervasivo, ma esattamente dannoso come il controllo diretto dei prezzi.

L'esempio dell'Unione Sovietica dovrebbe averci insegnato che non una sola persona, né un gruppo di persone, non importa quanto scientificamente addestrati, può fissare arbitrariamente i prezzi senza aspettarsi il caos economico. Solo l'interazione spontanea dei partecipanti al mercato conduce all'attuazione di un corretto sistema dei prezzi, dove i bisogni e i desideri di tutti i partecipanti si incontrano. Dopo aver letto molte autorevoli opinioni, traggo la conclusione che il tasso d'interesse è deciso spesso secondo i capricci dei governatori della Federal Reserve. Anche le spiegazioni meccanicistiche come il Taylor Rule [ndt: è linkato un articolo italiano sulla politica della Fed, non è il punto di vista di Paul, ma fa un quadro interessante] si affidano a suggerimenti che sono spesso lasciati alla discrezione di chi fa la politica della Fed: qual è il potenziale del PIL, se possiamo utilizzare l'indice dei prezzi al consumo, o quello dei consumi personali, o i dati dei consumi di energia e alimentare, includerli, escluderli e via elencando.

La determinazione del tasso d'interesse mi colpisce perché è molto simile a quella utilizzata da Roosevelt per decidere il prezzo dell'oro nel 1930, a suo capriccio, con conseguente caos e incertezza economica. Quando gli operatori del mercato devono dedicare molto del loro tempo a discernere le intenzioni del Governo nel fissare il prezzo, analizzando le dichiarazioni e i verbali del Federal Open Market Committee sono necessariamente distolti dalle attività economiche produttive. Essi cessano di diventare puramente attori economici e sono costretti a diventare analisti politici.

Non è un problema isolato, in quanto le imprese sono costrette a fare i conti con aumenti di imposte, scadenze di crediti di imposta, dazi di importazione, sovvenzioni ai concorrenti, ecc. Tuttavia, il tasso di interesse determina il costo del denaro e quindi determina o meno l'utile aziendale a lungo termine sugli investimenti compiuti. Perciò la manipolazione del tasso di interesse politicizzato ha molto più impatto di altre politiche di governo.

La determinazione del tasso di interesse introduce il ciclo economico in economia. Fino a quando la Federal Reserve non capirà i risultati di queste azioni, saremo condannati a ripetere questi cicli di espansione e di crollo. Esorto i miei colleghi a studiare la questione, ed a opporre resistenza all'impulso della Federal Reserve verso un maggiore intervento sul mercato.