mercoledì 5 dicembre 2007

Iran, vittoria morale di Ron Paul

E' scritto dappertutto: un rapporto del “National Intelligence Estimate”, che raccoglie le analisi della Cia e di altre 15 agenzie d'intelligence, afferma che l'Iran ha interrotto il programma di armi nucleari nell'autunno 2003, quando si era impegnato in tal senso con l'Unione Europea. Sbaglio o di un simile impegno nessuno ci ha avvertito dal 2003 in poi?
Qualche sparuto giornalista serio (penso in particolare a Maurizio Blondet in Italia) ha continuato a informarci tra le nebbie. Nel mondo politico solo Ron Paul ha sempre ripetuto che l'Iran non è una minaccia, citando proprio la Cia come fonte, e su questo blog l'abbiamo tradotto più volte. Tutti gli altri se ne sono guardati bene, e casomai aprono bocca solo dopo gli orwelliani aggiornamenti della verità provenienti dalla Casa Bianca e dai circoli che ne dettano la linea.
Certo, scrive il rapporto, l'Iran continua ad arricchire uranio e teoricamente potrebbe sviluppare un'arma tra il 2010 e il 2015.
Teoricamente. Mentre i suoi vicini, ostili come Israele o in preda al caos come il Pakistan, sono dotati da anni di armi nucleari. Israele rifiuta ogni controllo mentre in Pakistan non si sa in che mani le bombe potrebbero finire un giorno o l'altro.
Di fatto, come spiega Blondet, a Wahington hanno deciso solo un periodo di tregua, sfiancati come sono dagli insuccessi in Irak e dalla verosimile resistenza ai piani di attacco all'Iran da parte degli alti gradi militari americani. E aggiungo io, probabilmente per far svolgere l'anno elettorale in un clima meno difficile per l'establishment, bisognoso di far eleggere un presidente di fiducia, pronto a riprendere il lavoro sporco .
L'uomo di fiducia non è Ron Paul che nel suo ultimo comunicato ufficiale afferma senza giri di parole: “Il complesso militare-industriale, i media parziali, le grandi banche, la Federal Reserve, i torturatori e il fisco centrale non apprezzano che stiamo andando bene, ma ogni buon americano ci applaude.”



Discorso d'addio del presidente Dwight D. Eisenhower, 17 Gennaio 1961.

Quando parla di “complesso militare-industriale”, Paul fa un esplicito riferimento al presidente (1952-1960) generale Eisenhower che al termine del suo mandato, come rammaricato di aver lasciato prendere campo al complesso, lo cita, inventando di fatto l'espressione:
« Un elemento vitale nel mantenimento della pace sono le nostre istituzioni militari. Le nostre armi devono essere poderose, pronte all'azione istantanea, in modo che nessun aggressore potenziale possa essere tentato dal rischiare la propria distruzione...
Questa congiunzione tra una immenso corpo di istituzioni militari ed una enorme industria di armamenti è nuovo nell'esperienza americana. L'influenza totale nell'economia, nella politica, anche nella spiritualità; viene sentita in ogni città, in ogni organismo statale, in ogni ufficio del governo federale. Noi riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo. Ma tuttavia non dobbiamo mancare di comprendere le sue gravi implicazioni. La nostra filosofia ed etica, le nostre risorse ed il nostro stile di vita vengono coinvolti; la struttura portante della nostra società.Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme.. » (da wikipedia)

Ron Paul oggi appare l'unico all'altezza di ereditare una simile responsabilità morale e politica.

5 commenti:

Francesco ("maranelloboy") ha detto...

Grande Andrea per aver ripreso questo passaggio importantissimo di Eisenhower... pensa che e` una delle citazioni piu` importanti nella mia tesi di laurea!!!!!

L'agliuto ha detto...

Assaporando l'ultima enciclica, ho pensato a te ed alla tua campagna. Dal § 35, "Se non possiamo sperare più di quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono, la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza. È importante sapere: io posso sempre ancora sperare, anche se per la mia vita o per il momento storico che sto vivendo apparentemente non ho più niente da sperare".
Ciao. Ipo

Anonimo ha detto...

Grazie Ipo per la citazione eccellente. Una parte di questo pensiero di Benedetto XVI si è incontrata proprio in tempo con quello che stavamo meditando sul "fenomeno" Ron Paul e sul significato di speranza in politica. Continuiamo così, ben sicronizzati!...e se non ti bastasse la poesia, qui per te le porte sono sempre spalancate!
ciao
a

Anonimo ha detto...

Ron sei la risposta alle nostre preghiere,non possiamo fare altro che sostenerti con tutte le nostre forze! Grazie perchè ci dai la speranza che un altro mondo è ancora possibile...nonostante tutto.Forza Ron!

Anonimo ha detto...

Penso ci sia un grave errore:
Leggasi "L'uomo di fiducia E' Ron Paul,.." invece di "L'uomo di fiducia NON è Ron Paul.."

Please correggete ragazzi....

WWW Ron Paul & Co