martedì 27 maggio 2008

27 maggio... giornata importante !



AGGIORNAMENTO - 28 maggio 16.00

Con il 100% dei voti contati, Ron Paul è arrivato al 24% e John McCain 70%. Non so voi, ma mi sembra che il Straight Talk Express stia deragliando un poco ...

In ogni caso, complimenti ai quasi 30.000 cittadini dell'Idaho che si sono fatti avanti per votare per il caro Dottore. Le scosse, sia nel campo McCain che oltre, si sentiranno eccome.

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AGGIORNAMENTO - 28 maggio 06.30

Con il 42 % dei voti contati, Ron Paul è al 23 % nel Idaho ... con McCannon che si aggiudica il resto !!!!

Per il Washington State, la procedura di selezione dura da oggi fino al 31 maggio. Scusate il mio errore, e teniamolo d'occhio dunque !


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Cari lettori,

oggi si decidono i delegati dello Washington State da inviare alla convention repubblicana, e ci sono le primarie in Idaho.

In ambedue, da quello che sono riuscito a filtrare da varie entrate in blog ed articoli, Ron Paul dovrebbe far bene, molto bene. In piu', se non mi sbaglio, è un delle ultime occasioni per il caro dottore di far miracoli prima della convention repubblicana a settembre.

Incrociamo dunque le dita !

sabato 24 maggio 2008

Se il partito libertario proponesse Paul/Barr...



AGGIORNAMENTO:

Bob Barr ha vinto la nomination del partito libertario...

Mastro Lindo doppia azione: Paul e Barr insieme per scrostare a fondo il fetido GOP neocon?

by Paul Farris / NOLANCHART

Siamo oramai nel pieno della convention del partito libertario (dal 22 al 26 maggio a Denver) per la nomina del loro candidato alla presidenza. Utilizzando una strategia ben precisa non si potrebbe mica giungere al rinnovo ed alla libertà da così tanto attese negli USA? C’è una chance, e se appunto il movimento della libertà si mette in moto nei prossimi giorni, potrebbe scagionare uno tsunami politico che potrebbe inondare la GOP infestata dai neocon e mettere il prospetto di libertà ed un governo costituzionale al centro della discussione come mai prima.

Considerate un attimo il seguente scenario: un attuale Deputato ed un ex-Deputato repubblicano che marciano verso la presidenza su un ticket libertario congiunto.

Il Dott. Paul, al momento nel partito repubblicano ma anche da sempre membro del partito libertario, sarebbe un candidato dal nome conosciuto, da libro best-seller, con uno zoccolo duro di centomila volontari pronti a far campagna e che, tra le tante cose da segnalare, hanno dimostrato una capacità di generare ingenti donazioni di denaro alla campagna Paul. Non solo, i Paulunteers sono pronti a ripetere questo ed altro non appena il Dottore annunciasse Bob Barr come il suo vice. Il Sig. Barr, è anch’egli libertario di una certa fama ed, in più, godente di rispetto dai conservatori. Competendo con un tale Mr. Compromesso, Paul/Barr potrebbero sorpassare McCain in termini di donazioni e finire per raccimolare una fetta sempre maggiore della “base” repubblicana e di democratici amanti della libertà.

Una corsa Paul/Barr è piuttosto in linea con il fuoco che Paul ha acceso nei suoi sostenitori che tentano di roformare il partito repubblicano partendo dal grassroots. Il ticket Paul/Barr complementa ed aumenta il potere del grassroots di cambiare la direzione del partito e di accelerare la caduta dei neocon. Chissà che qualche dirigente nazionale del partito repubblicano riprenda i sensi e che segua il partito libertario nel nominare Paul/Barr per la loro convention.

Forse che finalmente, con Paul/Barr, questioni essenziali quali lo stato polizia, l’incarcerazione pro capita più alta del mondo, una Guerra alla Droga disastrosa, un sistema di tassazione fuori controllo che minaccia il benessere di tutti gli americani, ed altri temi ancora, farebbero finalmente il loro scalpore a livello nazionale. Milioni e milioni saranno convertiti grazie al messaggio di libertà.

Avremmo così un’alternativa chiara e distinta dal grande compromettitore, John McCain, che incuriosirebbe tantissimo persone dall’intero spettro politico, il che dovrebbe tradursi nei poll ed assicurare la presenza di Paul/Barr nei dibattiti televisivi con audience globale.

Amici, queste non sono frottole. È politica vera con un movimento per la libertà che avrà un vento favorevole come nessun altro nella storia contemporanea. I neocon, assieme a tutti gli altri americani, stanno ancora tremando dall’incubo Bush/Cheney. O ci facciamo avanti con vigore per rinserirci nella corsa verso la presidenza, influenzando così faccendo milioni di persone, o accettiamo la responsabilità di non avere agito a suo tempo.

Un ticket Ron Paul - Bob Barr richiederà uno sforzo titanico da tutti coloro coinvolti nel movimento per la libertà. Fu durissimo inserire Ron Paul nella lotta agli inizi del 2007 e dobbiamo insistere ancora una volta per lanciarlo in quest’elezione chiave.


Tradotto da Francesco

mercoledì 7 maggio 2008

Un milione di volte Ron Paul!


Un milione di americani ha votato Ron Paul nelle primarie.

Certo McCain fa numeri più alti, ma i voti di Paul impressionano perchè in proporzione altissima rappresentano cittadini coscienti (troppo coscienti, dicono...) e disposti a continuare l'attività politica dal basso.
Contano moltissimo i 71.000 voti di ieri, come i 128.000 della Pennsylvania pochi giorni fa, perchè sono consensi espressi, nonostante l' impossibilità aritmetica di farcela, al candidato che resta in lizza non per vincere ma per fare educazione politica: un fatto,
come abbiamo visto, che persino la Trilateral ha dovuto affrontare con disturbo.

Segue comunicato ufficiale della Ron Paul Campaign.

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Il candidato presidenziale repubblicano Ron Paul ha superato un'importante pietra miliare nelle primarie di ieri in Indiana e North Carolina.
Ottenendo più di 71000 voti, il dr. Paul si è guadagnato l'appoggio di oltre un milione di sostenitori in tutta l'America.
"Votando Ron Paul nelle primarie e nei caucus, un milione di repubblicani hanno inviato ai nostri leader un forte messaggio per ricondurre il Gop alle sue tradizioni di governo limitato, libertà personale e forte difesa nazionale ", ha dichiarato il portavoce della campagna Jesse Benton. "Il dr. Paul e il movimento popolare da lui ispirato stanno costruendo un futuro vivace per il Partito Repubblicano e per gli Stati Uniti d'America."

Trilateral: zittire Ron Paul



Diversi siti riferiscono di una recente riunione a porte chiuse della Trilateral dove si è parlato anche di Ron Paul e puntualmente Maurizio Blondet oggi ne racconta in Italiano. Ancora una volta attingiamo da lui il passo su Paul sotto riportato e rimandiamo all'interessante "Cosa ha deciso la Trilaterale".

"Molto sarcasmo invece è stato speso contro Ron Paul. Non perchè il candidato indipendente abbia una sola possibilità di occupare la Casa Bianca; ma li preoccupa la moltitudine di giovani che si sono mobilitati per lui, ed ascoltano i suoi discorsi. Questa generazione, si sono detti i trilatersalisti, «si sta facendo un’educazione politica» in questo modo. Il che può «causare danni significativi in futuro», visto che Ron Paul non vuol cedere la sovranità nazionale al NAFTA (come gli europei l’hanno ceduta alla UE), si oppone alle missioni di «mantenimento della pace» all’estero, e proclama che bisogna ritirare le truppe dall’Irak e, peggio, ridurre le imposte non sui ricchi, ma sul ceto medio. I signori hanno perciò deciso di influire sul partito repubblicano perchè faccia pressione su Ron Paul e lo induca a rinunciare alla corsa al più presto, onde mettere fine ai suoi corsi di educazione politica un po’ troppo affollati. L’incarico è stato assegnato a Thomas Foley, già portavoce della Casa Bianca."

martedì 6 maggio 2008

Blondet: America, scenario grave.




Maurizio Blondet non ha bisogno della nostra pubblicità ai suoi articoli, ma il suo pezzo di oggi mi pare una lettura imperdibile sull'attuale fase storica americana.
USA: transizione in pericolo?
Il sommario recita:
«L’assenza di freno contro la sua azione, la sua politica e le sue tendenze, lascia ormai l’America correre su una china di catastrofe». L’ammiraglio Michael Mullen getta un’ombra preoccupante sul futuro degli Stati Uniti in un’intervista ufficiale. L’ormai prossimo periodo di transizione tra le due presidenze può essere il ventre molle di una già visibile crisi del sistema americano.

Tra i molti commenti dei lettori segnalo il seguente di Eugenio da Faenza:

"Caro Blondet da quando ne parlò come " non persona" diversi mesi ho seguito la campagnia di Ron Paul e non ho più smesso di seguirla da allora perchè nonostante le "truccatissime" primarie Repubblicane il suo messaggio da puro conservatore così logico e di buon senso ha continuato a diffondersi soprattutto con l'evidenza della crisi in USA;
Se avesse seguito le primarie in Pennsylvania avrebbe colto che è iniziata una più forte ribellione alla gestione del GOP che da qui a Settembre non potrà che ingrossarsi anche in modo trasversale coi democratici.
Considerando anche l'evidenza di un peggioramento delle capacità mentali di Mc Cain (forse è la ragione per cui si cerca in ogni modo di farlo diventare Presidente sostituendolo anche in corsa con il Bloomberg del caso) mi sono convinto di una forte possibilità di una guerra civile in Usa.

L'unica alternativa possibile sarebbe Ron Paul presidente. Cosa ne pensa ?"

Aspettiamo la risposta di Blondet, che sicuramente tornerà a parlare di Ron Paul. Qui nei prossimi giorni ci aggiorneremo sul tenace assalto dei paulisti al Partito Repubblicano, che pare in qualche difficoltà, strutturato com'è di piccoli boiardi e parassiti locali, quasi uguale (è stata una delle scoperte di questa campagna) ai partiti tradizionali italiani. Gli uomini del Gop nel tempo avevano abbassato la guardia, e senza ricorso alle truppe cammellate si trovano spiazzati. L'immissione intelligente nei partiti americani è l'unica parziale possibilità di mutamento, un'alternativa a vie illegali o disordinate. Come abbiamo già scritto, la trasversalità ricordata anche dal lettore di Blondet è il grande segno di maturità dei partecipanti alla primavera paulista. Sicuramente tanti cittadini "di sinistra" non si permettono di fare gli schizzinosi ed entrano nel partito repubblicano. Da noi una tale consapevolezza è lontana da venire e Grillo, volente o nolente, (lo dico soprattutto per rispondere a qualche caro amico del blog) mira troppo in basso e troppo facile.

domenica 4 maggio 2008

Iran, Petraeus sfugge ai precisi rilievi di Ron Paul

Il mese scorso il comandante delle Forze Usa in Iraq, gen. Petraeus, è stato audito dalle commissioni Esteri e Difesa del Congresso. E' stata un'occasione per i candidati alla presidenza per "esibirsi". Prevedibile la linea di McCain, più articolata quella di Clinton e Obama, che devono dare l'impressione di essere critici con l'attuale politica estera e sembrare quasi pacifisti, mentre in realtà fanno di tutto per mostrarsi fidati continuatori della "guerra al terrorismo".
Petraeus agli altri interpellanti ha ribattuto anche vivacemente. Di fronte ai semplici e precisi rilievi di Ron Paul ha fatto quasi scena muta, spalleggiato dall'ambasciatore in Iraq, Crocker.



Petraeus e Crocker come Pilato sulla questione Iran.
Fingono di essere dei meri esecutori, ma lavorano per bloccare il ritiro dei soldati dall'Iraq.


Audizione dell'8 aprile 2008

Paul: Signor Presidente, desidero presentare una serie di domande. So che non ci sarà tempo sufficiente per rispondere a queste, ma voglio lasciarle agli atti.

Primo: perché il popolo americano dovrebbe sostenere ancora una guerra giustificata da false informazioni, visto che Saddam non ha mai aggredito gli Stati Uniti, l'Iraq non aveva nulla a che fare con l'11/9 e non aveva armi di distruzione di massa?

Si dice che dobbiamo continuare la guerra, perché abbiamo già fatto tannti sacrifici.

Ma cosa c'è di morale nell'esigere altri inutili sacrifici di vite umane solo per salvare la faccia dall'errore dell'invasione e dell'occupazione dell'Iraq?

Non vi sembra pazzesco che il governo iracheno sostenuto da noi sia alleato

degli iraniani che sono i nostri nemici dichiarati?

Non stiamo favorendo gli iraniani ora sostenendo i loro alleati in Iraq?

Se il premier iraqeno Maliki è il nostro alleato e lui ha "relazioni diplomatiche" con Ahmadinejad perché noi non possiamo averle?

Perché dobbiamo continuare a provocare l’Iran? Cerchiamo solo una scusa per bombardare quel paese? La nostra politica in Iraq non garantisce il caos in questa regione per gli anni a venire?

Si stima che già 2000 soldati iracheni hanno rifiutato di combattere la milizia di al-Sadr.

Perché non dovremmo aspettarci che molti degli 80000 sunniti che abbiamo recentemente armato, un giorno non rivoltino le armi contro di noi, dato che essi, come pure l'esercito Mahdi, detestano qualsiasi occupazione straniera?

Non è forse vero che il nostro alleato Maliki ha rotto il cessate il fuoco dichiarato da al-Sadr avviando le recenti violenze?

Non è forse vero che l'attuale cessate il fuoco è stato concordato con gli iraniani, che hanno condannato inoltre gli attacchi contro la "Zona verde"? Come si può incolpare gli iraniani di tutta la violenza?

Non è forse vero che con la recente ondata di violenza in Marzo, gli attacchi sono di nuovo allo stesso livello del 2005?

L'Iran non ha il giustificato motivo di essere coinvolto nel vicino Iraq più di noi, che distiamo 6000 miglia?

Se la Cina o la Russia occupassero il Messico, come reagiremmo?

Dato che nessuno definisce i termini con i quali vincere la guerra, a chi ci si arrende?

Ciò non significa che questa guerra sarà infinita, i nostri leader politici la concluderanno solo quando non avremo più soldi, ma forse questo momento non è così lontano?

Ho una domanda da porre – anche se c’è poco tempo per rispondere a tutte le mie altre, penso che comunque dovrebbe bastare: secondo lei l’amministrazione può bombardare l’Iran senza ulteriore permesso dal Congresso?

Petreaus: Deputato, io sono il comandante per l’Iraq e non conosco la risposta alla sua domanda. La questione non rientra nella mia sfera di competenza.

Crocker: Deputato, non è neanche la mia [sfera di competenza]. Il mio lavoro è in Iraq. Non posso pronunciarmi su questa faccenda.

Paul: Beh, non riesco ad ottenere un “no”, mi sembra abbastanza ovvio che secondo la nostra Costituzione funziona così. Bisogna parlare al Congresso, sennò sarebbe come il Vietnam, e sappiamo com`è finita. È chiaro dunque che NO, l’amministrazione non può iniziare una guerra senza l’approvazione del Congresso.

Mi disturba assai non ottenere un “no” secco e definitivo.

Il nostro dottore visibilmente seccato, anche se sicuramente non sorpreso, dalla risposta di Petraeus e Crocker alla sua domanda sull'Iran