Ancora voci dalla sinistra pacifista che invitano a superare vecchi steccati e ad appoggiare Ron Paul.
Grazie alla traduzione dell'entusiasta gestore di Radio for Peace di Bologna, Mauri aka Melektro, pubblichiamo la riflessione che segue.
La campagna elettorale di Ron Paul merita la nostra attenzione
Di Joshua Frank - 13 Dicembre 2007
La sinistra del movimento pacifista è immersa in alcune problematiche molto gravi, pricipalmente la nostra incapacità di riconoscere che il sentimento pacifista negli Stati Uniti sta risuonando molto al di là dei confini della cosiddetta "sinistra”.
Non possiamo tirarci indietro e analizzare i fallimenti del movimento pacifista senza scrutare in dettaglio la campagna elettorale di John Kerry nel 2004. Essenzialmente, penso che la maggioranza della sinistra abbia commesso un errore molto grande su questo argomento non opponendosi ai Democratici; in quella occasione il movimento si ritrovò a sostenere una posizione che era favorevole alla guerra non opponendosi al Senatore Kerry, il quale promise di continuare l'occupazione dell'Irak. Non venne esercitata alcuna pressione su Kerry affinché modificasse la sua posizione sulla guerra. Non ci fu alcuna protesta ravvicinata e persistente nel corso della campagna elettorale. Nessuna contestazione nei confronti della sua retorica inconsistente e contradditoria sulla necessità di inviare un maggior numero di soldati sul campo di battaglia. Quel silenzio durante la stagione elettorale non è altro che un segno di complicità. Quindi diciamolo ad alta voce.
Malgrado le sue buone intenzioni, anche Dennis Kucinich venne a mancare quattro anni fa quando abbandonò la sua piattaforma elettorale contro la guerra per sostenere la candidatura favorevole alla guerra di Kerry. Non c'è motivo di credere che il buon Dennis non ripeterà la stessa cosa quest'anno se sarà Hillary ad essere la candidata dei Democratici. Non è altro che politica di partito che prevale sulle vere questioni che contano. Putroppo Kucinich nel 2004 non era un'attivista ma una pedina nel gioco del Partito Democratico. E il movimento pacifista, o almeno coloro che sostenevano le sue posizioni, sentirono correre lungo la schiena pericolosi tremiti per molti mesi a venire. Kucinich ha partecipato alle elezioni nello stato dello Iowa nel corso degli ultimi nove anni e il sostegno di cui gode raggiunge a mala pena l'1% del voto. Quindi che cosa se ne deduce?
La reazione antagonista alla guerra in Irak in questo paese è molto più grande del fan club di Kucinich, tuttavia non esiste un movimento concreto, che sia visibile e veramente in "movimento", per porre fine alla guerra. In gran parte tutto questo è colpa nostra poichè non siamo disposti a stabilire alcun contatto con persone che si oppongono alla guerra attraverso le linee politiche. Un movimento non si muoverà mai in avanti se è dominato da arcaiche fazioni settarie o se si caratterizza per l'aderenza inflessibile a filosofie politiche trincerate. Dobbiamo sormontare la nostra riluttanza a collaborare e organizzarci collettivamente.
Esempio calzante in questo caso è il candidato pacifista più visibile e più entusiastico nel paese, che tendiamo costantemente ad ignorare: il deputato Ron Paul. Sia che siamo d'accordo o sia che siamo in disaccordo con la soluzione libertaria proposta da Paul ad ogni problema, non possiamo trascurare il fatto che la sua campagna elettorale è esplosa a causa di una vasta coalizione di persone che si oppone alla "guerra al terrore". Paul ha sviluppato una campagna elettorale realistica, il cui obiettivo è di andare oltre le primarie del partito Repubblicano e di arrivare fino all'elezione generale del prossimo anno. Non possiamo permettere che Paul si trasformi nel Kucinich del 2004. Più numerose sono le voci pacifiste indipendenti che vediamo confrontarsi con la macchina della guerra e migliore è la situazione nella quale saremo noi tutti. E Paul ha milioni di dollari in cassa per spingere in avanti un ordine del giorno pacifista.
Tutto questo non ha a che fare con il deputato Paul come individuo in sé, ma col suo seguito di base. Sta provocando l'entusiasmo di molti nuovi venuti nel movimento e questo deve essere accolto favorevolmente. Certamente non condividiamo le stesse opinioni con tutti coloro che si sono uniti alla sua campagna, ma sulla questione della guerra in Irak siamo tutti d'accordo. Uno non deve essere un membro della sinistra per opporsi all'impero.
Essendo un movimento che presumibilmente si è sviluppato a seguito delle proteste di Seattle contro l'Organizzazione Mondiale del Commercio [WTO], il quale era un'incredibilmente variegata coalizione di interessi (lavoro, ambiente, protezionismo), chiunque penserebbe che la sinistra si porrebbe in prima linea nel richiedere la costituzione di una simile alleanza ancora oggi.
Sia che siamo contadini bevitori di birra del Tennessee o hippy che fumano marijuana dell'Oregon, dobbiamo riunirci tutti insieme. E il lavorare per tenere lontano il movimento da un qualunque sostegno ad un candidato favorevole alla guerra come Hillary Clinton è un'attività importante. Un'attività che non dovremmo lasciare andare nel corso dei prossimi 11 mesi.
La richiesta dell'on.Paul di porre fine alla guerra deve essere sostenuta. Abbiamo bisogno di far risaltare al massimo la questione della guerra in modo che i media e i maggiori candidati di partito non possano ignorarla. C'è molto lavoro che deve essere fatto e non possiamo rimanercene incatenati a vecchie logiche se vogliamo avere successo.
Porre fine alla guerra in Irak richiederà una pressione notevole esercitata da tutti i lati dello spettro politico, dai veterani conservatori fino ai peacenik radicali: abbracciamo questa nuova realtà. Il movimento pacifista si estende ben al di là della sinistra, in effetti è tanto più grande che è possibile che ci ritroveremo alla “mercè” di una reale resistenza di base anziché essere in prima linea. E se questo significa far frenare rumorosamente questa guerra orrenda, consideratemi pure parte di questa nuova realtà.
Non possiamo tirarci indietro e analizzare i fallimenti del movimento pacifista senza scrutare in dettaglio la campagna elettorale di John Kerry nel 2004. Essenzialmente, penso che la maggioranza della sinistra abbia commesso un errore molto grande su questo argomento non opponendosi ai Democratici; in quella occasione il movimento si ritrovò a sostenere una posizione che era favorevole alla guerra non opponendosi al Senatore Kerry, il quale promise di continuare l'occupazione dell'Irak. Non venne esercitata alcuna pressione su Kerry affinché modificasse la sua posizione sulla guerra. Non ci fu alcuna protesta ravvicinata e persistente nel corso della campagna elettorale. Nessuna contestazione nei confronti della sua retorica inconsistente e contradditoria sulla necessità di inviare un maggior numero di soldati sul campo di battaglia. Quel silenzio durante la stagione elettorale non è altro che un segno di complicità. Quindi diciamolo ad alta voce.
Malgrado le sue buone intenzioni, anche Dennis Kucinich venne a mancare quattro anni fa quando abbandonò la sua piattaforma elettorale contro la guerra per sostenere la candidatura favorevole alla guerra di Kerry. Non c'è motivo di credere che il buon Dennis non ripeterà la stessa cosa quest'anno se sarà Hillary ad essere la candidata dei Democratici. Non è altro che politica di partito che prevale sulle vere questioni che contano. Putroppo Kucinich nel 2004 non era un'attivista ma una pedina nel gioco del Partito Democratico. E il movimento pacifista, o almeno coloro che sostenevano le sue posizioni, sentirono correre lungo la schiena pericolosi tremiti per molti mesi a venire. Kucinich ha partecipato alle elezioni nello stato dello Iowa nel corso degli ultimi nove anni e il sostegno di cui gode raggiunge a mala pena l'1% del voto. Quindi che cosa se ne deduce?
La reazione antagonista alla guerra in Irak in questo paese è molto più grande del fan club di Kucinich, tuttavia non esiste un movimento concreto, che sia visibile e veramente in "movimento", per porre fine alla guerra. In gran parte tutto questo è colpa nostra poichè non siamo disposti a stabilire alcun contatto con persone che si oppongono alla guerra attraverso le linee politiche. Un movimento non si muoverà mai in avanti se è dominato da arcaiche fazioni settarie o se si caratterizza per l'aderenza inflessibile a filosofie politiche trincerate. Dobbiamo sormontare la nostra riluttanza a collaborare e organizzarci collettivamente.
Esempio calzante in questo caso è il candidato pacifista più visibile e più entusiastico nel paese, che tendiamo costantemente ad ignorare: il deputato Ron Paul. Sia che siamo d'accordo o sia che siamo in disaccordo con la soluzione libertaria proposta da Paul ad ogni problema, non possiamo trascurare il fatto che la sua campagna elettorale è esplosa a causa di una vasta coalizione di persone che si oppone alla "guerra al terrore". Paul ha sviluppato una campagna elettorale realistica, il cui obiettivo è di andare oltre le primarie del partito Repubblicano e di arrivare fino all'elezione generale del prossimo anno. Non possiamo permettere che Paul si trasformi nel Kucinich del 2004. Più numerose sono le voci pacifiste indipendenti che vediamo confrontarsi con la macchina della guerra e migliore è la situazione nella quale saremo noi tutti. E Paul ha milioni di dollari in cassa per spingere in avanti un ordine del giorno pacifista.
Tutto questo non ha a che fare con il deputato Paul come individuo in sé, ma col suo seguito di base. Sta provocando l'entusiasmo di molti nuovi venuti nel movimento e questo deve essere accolto favorevolmente. Certamente non condividiamo le stesse opinioni con tutti coloro che si sono uniti alla sua campagna, ma sulla questione della guerra in Irak siamo tutti d'accordo. Uno non deve essere un membro della sinistra per opporsi all'impero.
Essendo un movimento che presumibilmente si è sviluppato a seguito delle proteste di Seattle contro l'Organizzazione Mondiale del Commercio [WTO], il quale era un'incredibilmente variegata coalizione di interessi (lavoro, ambiente, protezionismo), chiunque penserebbe che la sinistra si porrebbe in prima linea nel richiedere la costituzione di una simile alleanza ancora oggi.
Sia che siamo contadini bevitori di birra del Tennessee o hippy che fumano marijuana dell'Oregon, dobbiamo riunirci tutti insieme. E il lavorare per tenere lontano il movimento da un qualunque sostegno ad un candidato favorevole alla guerra come Hillary Clinton è un'attività importante. Un'attività che non dovremmo lasciare andare nel corso dei prossimi 11 mesi.
La richiesta dell'on.Paul di porre fine alla guerra deve essere sostenuta. Abbiamo bisogno di far risaltare al massimo la questione della guerra in modo che i media e i maggiori candidati di partito non possano ignorarla. C'è molto lavoro che deve essere fatto e non possiamo rimanercene incatenati a vecchie logiche se vogliamo avere successo.
Porre fine alla guerra in Irak richiederà una pressione notevole esercitata da tutti i lati dello spettro politico, dai veterani conservatori fino ai peacenik radicali: abbracciamo questa nuova realtà. Il movimento pacifista si estende ben al di là della sinistra, in effetti è tanto più grande che è possibile che ci ritroveremo alla “mercè” di una reale resistenza di base anziché essere in prima linea. E se questo significa far frenare rumorosamente questa guerra orrenda, consideratemi pure parte di questa nuova realtà.
4 commenti:
Quando l'"armata" paulista farà irruzione con un gigantesco BANG nella deprimente politica italiana ci sarà da sbellicarsi dalle risate.
Qui nn c'è nessuno che può essere paragonato neanche lontanamente a Ron Paul,sia come onestà intellettuale sia come appartenenza politica.
Quando mi è capitato di parlarne a qualche sostenitore di berlusconi mi è stato detto che è un "radicale estremista",manco fosse un (gulp)comunista,quando ne parli ad uno di sinistra vacilla perchè è d'accordo sulla guerra ma non sul detenere armi personali o sullo stato sociale.
La verità sapete qual'e????
La verità è che in questo paese si ragiona in maniera vecchia,arcaica e subdola.
la destra non esiste più se non in quella estrema marginalizzata,la sinistra idem,ed esiste solo un enorme contenitore "centrale" che prende ordini dai padroni del mondo globalizzatori.
Io penso che sia che Ron sia eletto sia che non lo sia,c'è aria di grande cambiamento nell'aria,un cambiamento che farà saltare molte certezze che sembravano acquisite dalla fine della seconda guerra mondiale.
L'Italia,ho paura,sarà uno dei paesi che ne subirà di più le conseguenze per la sua debolezza intrinseca e per la sua abitudine,dal dopoguerra in poi appunto,ad essere sempre stata sotto l'ala protettrice dello zio sam,uno zio sam che sotto Ron Paul ne avrà le tasche piene di prendersi cura di mezzo mondo.
E' ora di diventare grandi,ce la faremo?
ho dimenticato di firmarmi,scusate,
marco
e invece si...
www.libertari.org
www.movimentolibertario.it
Libertari appunto!
Il movimento esiste già e ha già fatto anche qualche uscita pubblica.
A marzo il I Congresso Generale (forse forse con la presenza di Ron Paul? qualcuno ci sta lavorando... ; )
Nel mentre consiglio di seguire i video dell'A.d. Leonardo Facco sul primo sito segnalato.
ciao,
renato
>marco
la tua sintesi mi pare abbastanza condivisibile, salvo che"l'armata paulista" farà irruzione in italia solo quando vincerà le primarie.
da noi quelli con la coscienza più sporca sono i liberali di centrodestra, perchè la posizione di Paul che dovrebbe essere la loro e non viceversa.
>renato
grazie della segnalazione!
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