venerdì 14 dicembre 2007

Ron Paul & Bernanke sul Sole 24 Ore


Riportiamo il primo articolo italiano che descrive con serietà le posizioni politico-economiche di Ron Paul.



Il presidente della Banca Centrale Bernanke (a destra), il suo predecessore Greenspan e il debito pubblico che cresce.



Il Sole 24 Ore - 9 Dicembre 2007

Ron Paul, il candidato che vuole abolire la Fed


di Riccardo Sorrentino

Attento, Bernanke... C'è una legge per abolire la Federal Reserve che giace al Congresso, e non l'ha presentata un deputato qualunque. Ron Paul non ha solo una lunga storia personale alle spalle, ma è anche un candidato alle primarie per le presidenziali Usa con il partito repubblicano; e oggi è primo nei sondaggi tra i delegati - gli straw polls - nei caucuses di Alabama, California, Georgia, Maryland, Missouri, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New York (davanti a Giuliani), North Carolina, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Washington e nel seggio per gli stranieri.

L'HR2755...

Il suo disegno di legge, l'HR2755, è molto semplice: «Entro un anno dalla data di approvazione di questa legge, il Board dei governatori della Federal reserve System, e ogni banca della Federal reserve sarà abolita». Alla fine dello stesso periodo, concesso per risolvere il problema dei dipendenti - da licenziare - e degli assets della Banca centrale - da cedere al Tesoro - sarà abrogato il Federal Reserve Act, la legge che regola l'autorità monetaria.

...E LA COSTITUZIONE

Il motivo? La Costituzione americana, innanzitutto, di cui Paul vuole il rispetto assoluto, totale; e la Carta fondamentale (all'articolo uno sezione otto) prevede che sia il Congresso a «coniare moneta e regolarne il valore». Per Paul è un messaggio chiaro. «La moneta di valore reale, l'oro o l'argento, era chiaramente preferita dai Padri Fondatori, come mostrano i loro scritti e la Costituzione. La loro avversione per la cartamoneta nasceva dalla loro esperienza con i Continental (durante la rivoluzione, ndr) e la cartamoneta non convertibile coloniale».

UN CUORE LIBERTARIO

Non è però, per Ron Paul, una semplice questione di legittimità formale. Medico antiabortista, il candidato è anche un pacifista e un libertario - nemico quindi della legislazione di Bush contro il terrorismo - e un liberista, favorevole quindi alla libera vendita della droga. L'abolizione della banca centrale, per lui, è solo un primo passo. «Che sia la Federal reserve, il Congresso o i banchieri (attraverso il moltiplicatore dei depositi, ndr) a controllare il sistema monetario - ha scritto - non fa differenza. Tutti inevitabilmente fanno abusi, ed è per questo che noi abbiamo bisogno di una moneta controllata solo dal popolo. L'unica alternativa, morale, costituzionale ed economicamente produttiva è il gold standard con monete convertibili al 100%, che mette i cittadini al potere».

TRA ROTHBARD E MISES

Qualcuno lo definisce un anarcocapitalista, e il ritratto del caposcuola Murray Rothbard è appeso nel suo ufficio, ma la sua storia e i suoi programmi non confermano questa definizione. È un seguace, comunque, della scuola austriaca che trova in Ludwig von Mises (maestro di Friedrich von Hayek) il suo caposcuola negli Stati Uniti.

UN NO ALLA FIAT MONEY

Ron Paul vuole quindi che sia il mercato a definire i tassi di interesse, e crede che solo l'argento e l'oro - insieme alla moneta d'oro elettronica - possano essere usati come denaro. È nemico quindi della moneta emessa dalle Banche centrali (e dalle banche commerciali attraverso le riserve parziali) senza un sostegno reale.

QUANDO MORÌ IL DOLLARO

Le sue idee potrebbero essere condivise anche da un radicale di sinistra. «Quando Nixon dichiarò che i possessori stranieri di dollari non potevano più scambiarli con l'oro - ha scritto - il gold exchange standard giunse a una miserevole fine. Questa ha reso possibile l'inflazione che ha finanziato la guerra in Vietnam e la Grande società, insieme a massicci cattivi investimenti aziendali. Il peggio, però doveva ancora venire. Il dollaro morì quel 15 agosto 1971, e dopo quella data, non ha un valore indipendente per nessuno. Le nuove regole, con il dollaro che è semplicemente una moneta fiduciaria, furono accompagnate da un'inflazione anche maggiore e da turbolenze economiche, e hanno creato le condizioni per una totale perdita di fiducia nel dollaro».

LA SCUOLA AUSTRIACA

Non sono idee originali. Tutti gli economisti della scuola austriaca hanno un'idea eterodossa dei cicli economici, secondo loro causati da un eccesso di liquidità che altera il valore dei beni lanciando segnali sbagliati agli operatori economici e soprattutto agli imprenditori che fanno investimenti. L'inflazione non è quindi l'aumento generalizzato dei prezzi - l'indice è una media, poco significativa - ma il fatto stesso che troppa moneta sia in circolazione: i prezzi si muovono solo lentamente, un bene dopo l'altro - l'effetto Cantillon - partendo dalle azioni e degli immobili.

INVESTIMENTI SBAGLIATI

La scelta politica di iniettare troppa moneta - rispetto al livello di risparmio del sistema - crea quindi recessioni, perché gli investimenti sono effettuati sulla base di segnali (di prezzo) sbagliati e incoerenti. Se si tenta di evitare le crisi immettendo altra moneta, spiega la scuola, si ha come effetto solo il rinvio della recessione, che però diventa più grave. Prima o poi il disallineamento - per semplificare - tra valori reali e valori monetari - esplode.

ATTRAVERSO OCCHI AUSTRIACI

Poco a suo agio con il linguaggio matematico, incurante della nozione stessa di equilibrio, fortemente individualista (nella tradizione di Carl Menger) e forse eccessivamente liberista, la scuola austriaca per quanto piena di spunti interessanti appare a molti ormai rigida e soprattutto sterile, incapace di proporre qualcosa di nuovo; ma ha avuto qualcosa da dire in questi ultimi anni in cui il mondo è stato inondato di liquidità. Due anni fa, a giugno, l'allora capo economista della Lehman Brothers, John Llewellyn, si richiamò agli insegnamenti della scuola, sia pure in modo "pragmatico, in una sua nota («Through Austrian eyes»). «A marzo - scriveva - abbiamo dato, a una crisi Usa legata al deficit corrente con l'estero tra dodici mesi, una probabilità del 20% che passa al 45% nei prossimi tre anni. Ora bisogna aggiungere le probabilità dei problemi sul mercato immobiliare, e aumentiamo la nostra valutazione di un "incidente" al 20% nei dodici mesi e al 50% entro tre anni». Suona familiare?

6 commenti:

Fabio Bossi ha detto...

Peccato che la fine e un po idiota...la teoria austriaca non puo apparire rigida etc. a tanti, perche non ci sono "tanti" che ne sanno qualcosa...E per il "niente di nuovo"...Preferisco principi "vecchi" alle "Nuove" costruzioni tipo CDO, SIV etc...

Comunque avete almeno un giornalista in Italia che sa di cosa parla...in Germania sto ancora aspettando...

Gerontion ha detto...

wow, s'è svegliato il sole24ore; a parte il finale è importante che qualcuno scriva di paul qualcosa di più e più importante che non "il candidato repubblicano contrario alla guerra in irak"... forse dopo il 16 due righe su corriere e repubblica, tra un necrologio e l'altro, potrebbero spuntare!

Alberto ha detto...

A parte il contenuto, la notizia vera è questa: SE NE PARLA! E se a rompere la congiura del silenzio è il Sole24ore, allora anche gli altri saranno "sdoganati" a parlarne. Bene o male, questo non importa: l'importante è comparire, se poi si esiste, chi è interessato potrà andarsi a cercare le informazioni; prima, era materialmente impossibile.

Inarrestabile.

Anonimo ha detto...

a parte il contenuto?
dio...

viviamo nel "socialismo reale monetario" (pianificazione centralizzata del bene "moneta").
Ciò sta faceno maturare la più grande crisi economica che il pianeta abbia mai visto.

Il futuro Santo Ron Paul ci propone di tornare all'unico sistema economico "onesto": gold standard con riserva del 100% (sotto gli insegnamenti della Scuola Austriaca d'Economia: Mises, Rothbard etc).

questo è il primo articolo di economia uscito sul sole 24 ore da non so quanti anni!

ciao,
renato

Anonimo ha detto...

la trovata di paul è affascinante, così come il riferimento alla scuola austriaca. ho letto qualcosa di simile su un libro uscito l'anno scorso in edizione limitata e che adesso è disponibile sul sito del foglietto (www.ilfoglietto.it), sezione, i libri del foglietto. si intitola "in pensione a 40 anni" e, nelle appendici, parla proprio di questi argomenti. quanto alle banche centrali, concordo sulla circostanza che stanno ritardardando il crollo dei mercati e l'idea dell'età dell'oro (così viene chiamata in questo libro) sembra una soluzione intelligente. rimane una domanda: cosa succederàa noi tutti se venisse davvero applicata la regola della piena convertibilità? La quantità di moneta si sgonfierebbe, dando avvio a una deflazione senza precedenti. non è che alla fine il conto lo pagherebbe comunque il popolo?

Anonimo ha detto...

Paul è sicuramente non uno ma dieci passi avanti nel riaffermare un sistema monetario ed economico non basato sulla speculazione, sull'indebitamento e sul trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi.
Purtroppo però non concordo sul fatto che il denaro debba essere garantito da assets quali l'oro. L'oro è oggi in mano ai plutocrati e alle banche centrali mondiali: il governo americano non ha più l'oro di fort knox: questo è stato confiscato dalla fed come riscatto parziale per il pagamento del debito pubblico.
Insomma non si può basare la moneta sul gold standard, perchè l'oro è una merce rara in mano dei soliti noti.
Quello di cui abbiamo bisogno è invece una fiat currency non basata sull'indebitamento.
Il citato colonial script non fu affatto un fallimento anzi mai come allora le colonie americane furono cosi' prospere. Ma per questo l'inghilterra dichiaro' loro guerra, da cui la guerra d'indipendenza conclusasi con la scrittura della costituzione americana.