Giuliano Ferrara e David Frum. Neocons transatlantici.
Dopo l'incasso record al V-day del 5 Novembre, per Ron Paul ecco gli interessi, sotto forma di un'attenzione politica mai ricevuta prima. I suoi rally su e giù per gli States sono seguiti dalle tv e le avventure dei paulunteers (così uno dei soprannomi dei volontari per Ron Paul) sono raccontate dal New York Times.
Specularmente, qualche conservatore in crisi di nervi accusa Paul di essere ora il beniamino della stampa progressista che vuole portare scompiglio nelle fila avversarie. E' il caso dell'American Daily, quando scrive che il Partito Repubblicano deve fermarlo, perché è un infiltrato che rovinerebbe il partito e falserebbe le primarie. A supporto della tesi il giornale va a spulciare l'elenco dei cittadini finanziatori, da cui si arguirebbe una più spiccata generosità in zone a maggioranza “liberal” e democratica.
Altri riprendono un'ipotesi non nuova: Paul potrebbe ancora correre per la presidenza come indipendente. Perchè? Anche se otterrà un discreto risultato alle primarie, sostengono, il vecchio medico sa fin da ora che non potrà spuntare la nomination repubblicana. Allora al momento giusto potrebbe lasciare per candidarsi come terzo incomodo.
In realtà una simile strategia non ha granché senso: ha contro la storia politica americana e la consolidata tendenza al voto bipolare. Già Ron Paul partecipò da libertario nel 1988, cosciente di correre per pura testimonianza. Un terzo candidato per essere determinante dovrebbe muoversi in uno scenario di discreto equilibrio tra i due partiti maggiori, e in ogni caso la lettura che si può dare di una candidatura “indipendente” tende al tatticismo se non al mercanteggio vero e proprio. Non sembra affatto uno scenario consono alla figura di Ron Paul, e lui stesso negli ultimi giorni ha continuamente smentito l'ipotesi.
Dell'ipotesi terzista si danno due versioni, di cui la prima appare più logica e intuibile: un Paul indipendente sottrarrebbe quel tanto di voti conservatori sufficienti ad aprire le porte della Casa Bianca ai democratici. L'idea, avanzata in area repubblicana, in realtà sembra tirata fuori apposta per ricordare ancora una volta l'estraneità e la dannosità di Ron Paul, e richiamare l'elettore al voto “utile”, specie se dato ai preferiti Romney o Giuliani.
L'altra variante, più eccentrica, vede nella candidatura terzista un esito opposto: Ron Paul, grazie al suo messaggio anti-guerra, sposta verso di sé l'elettorato di sinistra, facendo perdere il favorito democratico e vincere il repubblicano.
Va ricordato che la Clinton e altri parlamentari democratici votarono la guerra all'Iraq e ora non vogliono ritirare le truppe. Questo certo è fonte di scontento nell'elettorato di sinistra, che in qualche misura troverà un candidato accettabile in Ron Paul. Ma i suoi principi etici ed economici, distanti dalla tradizione democratica, sono destinati a far breccia tra i repubblicani, sconcertati dall'incapacità dell'attuale dirigenza, dal deficit pubblico, dal costo enorme, in denaro e vite umane, di guerre inconcludenti che pure avevano inizialmente appoggiato.
Proprio conoscendo questa reale possibilità, qualcuno s'inventa la storia del Paul terzo incomodo che provocherebbe la sconfitta di Hillary. Stupisce il livello dei personaggi che si espongono abbozzando una simile tesi: si tratta di David Frum e di John Podhoretz, esponenti di rilievo della cerchia neocons, gli ideatori della guerra infinita e dello scontro di civiltà. I neocons, uomini di pensiero e di azione, attivi nei centri studi lautamente finanziati e nei giornali come alla Casa Bianca e nei ministeri, nell'era Bush hanno condizionato l'opinione pubblica sui temi della sicurezza e del terrorismo, e di fatto governato l'America. David Frum, già estensore dei discorsi di G.W. Bush, (inventò lui l'espressione “asse del male”) da pochi giorni è responsabile della politica estera per Rudoph Giuliani. Anche Frum sostiene che Ron Paul non c'entra niente coi repubblicani, che ne uscirà, e che sarà l'arma giusta contro la sinistra, tanto da far vincere il suo assistito Giuliani. Per essere sicuro che Ron faccia davvero il lavoro sporco contro Hillary, Frum pensa bene di consigliarlo e gli dice: concentrati sul messaggio anti-guerra, che è quello che ti porta più consenso, e lascia perdere il resto. Forse qui il neocon tradisce l'abitudine di impartire le istruzioni a Bush. Podhoretz con grande sicurezza afferma che i sostenitori di Ron Paul non sono repubblicani, ma sono gli stessi che hanno votato e finanziato nel 2000 il verde Ralph Nader, (terzo incomodo che fece perdere Gore contro Bush) e nel 2003 il democratico anti-guerra Howard Dean, che ebbe un momento di forza nelle primarie poi vinte da Kerry. Ovviamente le reazioni dei paulisti sono arrivate: affermano di non aver mai visto tra loro simpatizzanti di Nader (più facilmente collocabili nell'ala sinistra dei democratici) e testimoniano in prima persona la loro condizione di repubblicani delusi, che dopo anni tornano ad una militanza appassionata. Ugualmente trascinati da Ron Paul, in molti raccontano di occuparsi di politica per la prima volta in assoluto.
Allora cosa significa realmente il venire allo scoperto di personaggi così influenti? Che temono Ron Paul assai più di quanto i sondaggi e l'informazione addomesticata fanno trapelare.
Infatti si preoccupano di ricordare per tempo agli elettori repubblicani che Paul non è dei “loro”.
Non ricordano invece, i signori neocons, che da anni è Giuliani quello che viene definito un “democratico in abiti repubblicani”. Tentano di far credere che se uno è contro la guerra, per forza è di sinistra. Si inventano inesistenti affinità “verdi”. Insomma, tentano di togliersi Ron Paul dalle palle. Vogliono sventare la sua minaccia sul risultato delle primarie. Non ci proverebbero così grossolanamente, se lo considerassero senza chances di vittoria!
Dimenticano invece che Paul è un sostenitore della morale tradizionale e pro-life, tipica del cattolicesimo e della variegata e ricca destra protestante, già corteggiata da Bush e decisiva nelle sue vittorie. Guarda caso tacciono le incongruenze in materia di Romney, e soprattutto di Giuliani, noto sostenitore dell'aborto e dei matrimoni gay.
Tutte cose ricordate invece dal piccolo zelante ripetitore italiano del pensiero neocon, il quotidiano Il Foglio, che aveva dato l'allarme e titolato così il 3 Novembre: “No a tutto tranne che alla vita: Ron Paul crea un guaio ai repubblicani”. Il giornale diretto da Giuliano Ferrara, che traduce anche interventi dello stesso Frum, certo non ha pubblicato il pezzo senza un giro di telefonate agli amici oltre atlantico. Ma prima che Frum e soci, costretti dal trionfo di Paul il 5 Novembre, divulgassero la tesi diversiva, ha svelato un po' precipitosamente il vero incubo dell'establishment repubblicano: i neocon temono che Paul accumuli non i voti di sinistra, bensì quelli repubblicani, come dice il titolo del Foglio, per il suo “sì alla vita” che risulta un “guaio” nel partito a vasta base cristiana, e che tuttavia si ritrova nell'abortista Giuliani il candidato della nomenklatura. Povero Foglio, che tanto si sforza di adattare la dottrina neocon per farla digerire ai cattolici italiani. Come farà ora il direttore Ferrara a spiegarglielo, che Giuliani è il migliore dei presidenti possibili?
5 commenti:
Ti ho linkato!!!
Marty
Che dici ce la fa??
Luca
Ragazzi, linkati! Ecco il mio post su Ron Paul...se volete sono a disposizione.
www.letteramaltese.blogspot.com
Grazie a Marty, che ho già salutato sul suo blog.
Luca:
i sondaggi per Ron Paul hanno avuto un discreto boom in questi giorni. Se il prossimo "moneybomb" del 16 Dicembre sarà superiore al primo, allora potrebbe esserci davvero un effetto domino.
Corto Maltese:
grazie anche a te della segnalazione sul blog!
Si nota il tuo fervore culturale, già le foto sono eloquenti!
Ti vedo collegato a diversi ambiti politici e culturali del centrodestra italiano, e di destra "eretica".
Quello che mi sento di rispondere alla tua gentile disponibilità è questo: diffondi la conoscenza del fenomeno Ron Paul, e soprattutto dei suoi contenuti. Pur non condividendo molte cose, sono convinto che con la destra eretica si possa discutere bene di Ron Paul come di molte altre cose.
Sono meno ottimista, ma non dispero, sul centrodestra ufficiale e sull'arcipelago di siti "liberali" invariabilmente col bollino di...Giuliani!
Se tu riuscirai ad agitare un po' le acque in questi ambienti, specie in politica internazionale, credo che sarai stato a disposizione di una buona causa, del buon senso, e di un po' di coraggio della verità.
E'impressionante, si può fare quel che si vuole, basta che si controllino i media e i sondaggi.
Se qualcosa non fila per il verso giusto, e un Ron Paul ti si infila tra i candidati, è facile scoprirli. Lui dice delle verità tanto semplici (quasi tutte) da spiazzare gli avversari, ho visto qualche dibattito su youtube.
Allora cercano di espellerlo, e qualcuno ci casca, su questa storia dell'indipendente.
Questa è la classe dirigente più marcia mai apparsa in occidente dopo la secomda guerra mondiale, ma la maggioranza della gente crede alla favola della minaccia iraniana,islamica, ecologica...Quanta sanità si poteva pagare con le migliaia di miliardi del cittadino americano sperperati in guerra?
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