mercoledì 6 febbraio 2008

Ron Paul: continuare, correggere, rifondare...


Credo che tutti siano già a conoscenza dei risultati di ieri, per quanto non definitivi.
Sono le 21, le 15 a Washington, non dovrebbe mancare un comunicato di Ron Paul, tuttavia ad ora è annunciato solo il suo intervento domani ad una conferenza sul conservatorismo dove ci sarà anche McCain (!). Paul andrà avanti, senza illusioni presidenziali, ormai è chiaro anche ai più inguaribili ottimisti.
Sembra che né Romney né Huckabee abbiano voglia di mollare, non ci sono accordi in vista.
Si può solo sperare che le "arcane" (così oggi il Los Angeles Times!) regole dei caucus, coi loro delegati svincolati, alla fine portino qualche numero in più a Paul per renderlo necessario a Minneapolis.
Arrivare alla convention di Settembre senza che nessuno abbia già la maggioranza sarebbe un bel risutato, alla faccia della retorica sulla governabilità, sull'unità, sulla leadership sicura e via trombonando.
Se un pezzo del sistema è al collasso, in questo caso il Great Old Party, è meglio che si decomponga rapidamente: qualcosa di nuovo dovrà sostituirlo e al peggio non c'è mai fine, ma per il movimento paulista dovrebbero esserci più chances di inserimento in un momento di crisi piuttosto che in uno di grande forza.
Un movimento, e spero che torneremo a discuterne, molto più variegato di quanto l'etichetta "libertaria" può ammettere.

Propongo di usare i commenti a questo post per un dialogo alla luce del big tuesday.
Lancio qualche spunto, poi su tutto si tornerà.

- il problema della libertà di informazione esiste, la vicenda internettiana di Ron Paul è positiva, dieci anni fa sarebbe stato impensabile il risultato di oggi. Però non è bastato. Bisogna proseguire su questa via, accelerare il transito all'informazione su internet di tantissime persone, anche medio-giovani e istruite che ancora non l'hanno fatto.

- Dato per acquisito che Ron Paul ieri ha subito ancora brogli (in alcuni seggi il suo nome non c'era, mentre c'era quello di Giuliani e di Thompson) e che in generale la "democrazia" americana è strettamente pilotata, cos'è di Ron Paul che non ha convinto tanti elettori che pure l'hanno conosciuto? Come dice qualche commento al post precedente e come trovai sulla Cnn già dopo la Florida, in molti temono le proposte libertarie e privatistiche radicali nella sanità e nella previdenza.

- Una dialogo non fazioso e non troppo teorico, dove si discutano i lati pratici positivi e negativi delle vedute liberale-libertaria e sociale-statale può essere utile, anche per noi, anziché parlare di "Berlusconi" e di "comunisti"?
Facendo questa domanda tengo presente quel che ho accennato sopra, cioè che il movimento paulista è molto "misto": se il motore della campagna fosse stato solo il movimento libertario (che peraltro in diverse sue espressioni ha pesantemente attaccato e diffamato Paul) , non si arrivava neanche a Natale.

-La scelta saggia di Ron Paul di restare nei repubblicani conferma che le terze vie, gli indipendenti, nei sistemi bipolari consolidati non fanno strada: se appena c'è un piccolo varco nei gruppi maggiori è utile infilarsi e contaminare fin dove si può. Per questo non credo all'efficacia neanche qui da noi di liste terziste o grilliste, come è stato scritto nei commenti. In ogni caso ci vuol un leader che sia "politico", come Ron Paul: non è questa la sede per discutere di Grillo, ma lui tecnicamente non è un leader politico. Non vedendo un Ron Paul italiano all'orizzonte, sarebbe utile intanto diffondere a livello culturale -e chi può, a livello politico- lo schema e la sostanza del suo successo che comunque non è piccolo. In Europa, con sistemi politico-elettorali diversi, un'esperienza simile avrebbe sfondato....

6 commenti:

Giulio Petrucci ha detto...

Andrea,

innanzitutto complimenti per l'ottimo articolo. Cerco di buttare nel mucchio i miei "2 cents".

1) il problema della libertà di informazione sta diventando prioritario: quello che sta accadendo negli USA è semplicemente schifoso...

2) Secondo me il problema è duplice: nelle primarie votano - se non erro - gli "attivisti" del partito. Credo che molti di questi abbiano tutto l'interesse ad affossare la RP-Revolution. Diverso sarebbe il poter arrivare all'elettorato "in generale", ma si è dimostrato impossibile a causa della depravazione dei media (vedi punto 1).

3) Il provincialismo italiota non ha confini...

4) Su questo dovrei ragionarci. In Italia, ad esempio, io sono uno che vota "ai margini" e credo che continuerò a farlo anche alle prossime elezioni. Però pensa se la Clinton vincesse le primarie per i Democratici: quanti supporters di Obama preferirebbero votare Ron Paul invece che Hillary?

My two cents.
Spazio alla discussione.

Francesco Rossi ha detto...

Accolgo la proposta e apro le danze (in realtà ho appena visto che il petrux mi ha preceduto).
Per quanto mi riguarda condivido quello che dici.
Più specificatamente:
1)il problema dell'informazione è ciò che a mio parere è costato a RP almeno il 50% dei potenziali voti (non ottenuti). Un problema enorme. Il dato che emerge da questo nostro cammino sin qui è che però tale problema è di una gravità inaudita anche in Italia. Io mi farei allora un'altra domanda (in futuro vi dirò anche la mia risposta), e cioè perchè ANCHE IN ITALIA non si doveva sapere di RP. Appurato che il motivo non è la "distrazione", perchè secondo voi?
2)Cos'è che non ha convinto l'altro potenziale 50% di elettori? La questione qui è complessa. Per esempio, anche io sono un pò perplesso riguardo al libertarismo estremo nella sanità,nella previdenza etc., ma non possiamo dimenticare che il programma di RP è un "tutto integro". Mi spiego: la sua visione in economia è causa e conseguenza della sua visione in politica estera. Pure RP l'ha ripetuto fino alla nausea nei dibattiti. Per cui io elettore devo sapere che se lui vuole una certa politica estera è perchè vuole una certa politica economica e viceversa. Questo è al contempo un pregio e un limite, perchè se la coerenza conferisce valore al programma, dall'altro lato aliena i voti di coloro (la maggioranza) che non si identificano totalmente in un programma politico. Ma qui il problema è dell'elettore, non del politico!!!!!! E allora si ritorna da capo, all'educazione della popolazione, all'informazione, etc.
Insomma, a mio parere, anche qui in Italia, dovremmo smetterla di ritenere sia necessario identificarsi totalmente con un partito o un programma. Dobbiamo guardare le priorità e io, se fossi stato un elettore americano, avrei votato per RP perchè rispondeva all mie priorità, anche se non ero d'accordo al 100% su tutto, ma diciamo al 75%.
Mi ricollego al punto successivo.
3)E' vero. Il movimento paulista NON PUO' essere catalogato come libertario. Lo stesso programma di RP non è "libertario" nel senso tradizionale del termine. E' un programma "coerente", di forte ispirazione "libertaria" ma di fatto "ibrido". Cos'è che tiene insieme tutto questo allora, cioè i vari punti del programma e i diversi tipi di elettori? E' detto nell'articolo sopra di Doug Wead: la verità. E se la verità l'ha fatto perdere dove a perso, la verità gli ha anche consentito di arrivare dove è arrivato. C'è una gran sete di verità in politica, di eliminazione delle ipocrisie, dei politically correct, dei governi top-down. RP rispondeva e risponde in maniera politica ad un'esigenza che altrimenti s'incanalerebbe facilmente in quella che da noi viene, più o meno propriamente, definita anti-politica.
4)Condivido in linea di massima anche questo tuo punto: le terze vie (almeno negli Usa) sono fallimentari. Ma c'è un "però".

E con questo concludo (scusate la lunghezza). In quasti giorni ho provato a convincere una mia amica, una signora dello Stato di New York, a votare per Paul. Lei è fortemente pacifista e, diremmo in Italia, "di sinistra" su molti temi. Avrebbe votato per Kucinich, ma dopo il suo ritiro rimaneva nel dubbio su cosa fare. Volete sapere perchè non ha votato per Paul? a)perchè era nei repubblicani. b)perchè "tanto non avrebbe vinto".
Credo che queste siano considerazioni sulle quali riflettere. Detto questo però io condivido la scelta "repubblicana" di RP.

Un invito. Quando saranno finite le primarie, non lasciamo cadere nel vuoto questa esperienza. Continuiamo a studiare il "fenomeno RP". Non dico di "importare" direttamente il programma, ma prenderne spunto per creare qualcosa di buono in questo Paese allo sbando, questo sì.



"In un tempo di inganno totale, dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell

LAj ha detto...

Ma che Grillo?
Quello neanche lo percepisce il coraggio di Ron Paul!

Cancellare la FED, eliminare la BCE e tornare ad una moneta locale di cui il popolo è sovrano!!!

Quand è che si capirà sarà sempre troppo tardi!

Francesco Rossi ha detto...

rileggendomi ho visto errori di battitura...scusate, non sono ubriaco, solo un pò stanco...
Good Night

Francesco Rossi ha detto...

Rettifico: io d'accordo al 75% con RP? Diciamo pure al 90%!!
Re-Good Night

Alberto ha detto...

Bravo francesco: la tua amica di NY ha centrato il punto fondamentale: "anche se la penso come te, non ti voto perchè non sei del mio schieramento".

Siamo deboli, fragili, paurosi, e la nostra insicurezza ci costringe ad assimilarci e ad indentificarci negli schieramenti (ecco perchè i fenomeni aberranti del tifo calcistico).

Quando diventeremo veramente liberi, come Dio ci vuole, non avremo più paura di niente, e potremo cambiare il mondo.

I legami sono la nostra morte. Chi ama non teme.