lunedì 29 ottobre 2007

Perché la sinistra pacifista deve appoggiare Ron Paul


Monumento alla Pace davanti al parlamento americano


di Mike Mejia

da OpEdNews.com, 6 Ottobre 2007

Devo ammettere che sono d’accordo solo con il 10% o il 20% delle posizioni politiche di Ron Paul. Lui è anti-abortista, io a favore. Paul crede che sanità pubblica significhi medicina socializzata. Io credo che una forma di estensione nazionale della sanità pubblica sia essenziale per gli USA per diventare un paese civilizzato come quasi tutti gli altri paesi industrializzati. Rimasi allibito quando il Congresso si arrese al settore bancario con la nuova legge sulla bancarotta. Paul votò a favore di questa legge atroce.
Eppure, con tutte le differenze tra i miei punti di vista e quelli di Paul, sto pensando di farmi forte e votare per lui nelle primarie del Partito Repubblicano. La ragione è semplice. Paul è l’unico candidato alla Presidenza, assieme a Dennis Kucinich e Mike Gravel [Democratici, ma con pochissime possibilità di elezione], che riconosce i pericoli che la continua espansione dell’impero statunitense pone alle nostre libertà e alla nostra qualità di vita. In parole povere, quel 20% su cui andiamo d’accordo, più di tutto determinerà la qualità della vita americana nei prossimi decenni.
Paul è anche l’unico candidato con le palle a dirci le cose come stanno riguardo la “guerra al terrorismo”: la ragione per la quale gli USA sono esposti a così tante minacce terroristiche è la nostra politica estera interventista. Di questo interventismo, sfortunatamente, non si possono solo accusare i repubblicani: dalla Corea al Vietnam, i politici democratici hanno cercato di gestire gli affari di altri paesi. In alcuni casi, gli Stati Uniti hanno apparentemente ottenuto qualche risultato nel ‘selezionare’ i leader di questi altri paesi. Ma come nel caso dell’intervento in Iran negli anni '50, questi ‘successi’ hanno ottenuto un blowback [conseguenza imprevista], per cui è chiaro che il non-intervento sarebbe stato la politica migliore.
Il programma di Paul per ottenere successo in Iraq e Afghanistan è semplice: “Via subito!” Una posizione più in sintonia con la sinistra anti-guerra che non quella dei candidati Democratici più gettonati. Da John Edwards a Hillary Clinton, le posizioni dei Democratici [tranne Kucinich e Gravel] sulla guerra dipendono dai risultati dell’ultimo sondaggio; il signor Paul, d’altro canto, è stato coerente nella sua posizione: l’occupazione è la causa, non la soluzione, del terrorismo.
So che alcuni saranno fortemente contrari al mio sostegno verso Paul. Accuseranno i suoi punti apparentemente di ‘estrema destra’, quali le posizioni pro-business in molte occasioni, ed il suo rigido sostegno al libero porto d'armi. Alcuni le definiscono posizioni da pazzo. Ma Paul non è nè pazzo nè di estrema destra. È un Repubblicano Libertario che da decenni oramai vanta principi coerenti. Tante sue proposte probabilmente non diventeranno mai legge: non penso che la Social Security, l’IRS, la Federal Reserve e la CIA verranno mai abolite. In più, è difficile che gli Stati Uniti ritornino mai al gold standard, come vogliono la maggior parte dei Libertari.
Nonostante tutto ciò, se Paul diventasse Presidente, credo che sarebbe la prima volta che il governo americano avrebbe un leader che utilizzerebbe le forze armate solo come ultimissimo metodo. Penso che avremmo una vera chance di diminuire le ambizioni imperiali americane, o almeno di frenarle un poco. Anche se Paul non vincesse, come la maggior parte degli esperti predice, ogni voto alla sua candidatura è un voto a favore di quello che George W. Bush nel 2000 chiamò una politica estera “più modesta”.
Personalmente, vorrei votare uno che ha una certa sostanza, come Paul, piuttosto che un politicante puro come la Clinton, Edwards e Obama. C’è tantissimo tempo prima di votare per il minore dei due mali nell’elezione generale. Secondo me, chi vuole veramente cambiare la politica estera degli Stati Uniti deve darsi da fare e votare per qualcuno che, anche non si è d’accordo con tutte le sue idee, è un forte e inflessibile candidato anti-guerra.




Tradotto da Francesco.

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