martedì 9 ottobre 2007

Intervista: Ron Paul al giornale "Orange County Register"

Il fenomeno Ron Paul
Il deputato texano probabilmente non diventerà Presidente*, ma la sua campagna già rappresenta il movimento pro-libertà più massiccio della storia Americana contemporanea.

La notizia più grande della campagna di Ron Paul sono i 5.08 milioni di dollari raccolti durante il terzo quadrimestre di quest’anno. Non sono nè i 27 di Hillary nè i 6 o 7 che Mitt Romney si è donato [essendo multimilionario]. Comunque, è una somma che conta, anche a livello di una campagna per la Presidenza.

Ron Paul potrebbe ben essere il candidato che sfonderà. Qualsiasi cosa succeda, la campagna si è trasformata nel movimento di massa pro-libertà più grande nella storia Americana contemporanea, forse di tutta la storia del paese.

All’inizio veniva visto come un candidato ‘internet’ che dominava i sondaggi internet dopo i dibattiti televisivi Repubblicani. Man mano che altri eventi avevano luogo, si scoprì che la campagna era capace di ‘materializzare’ questo sostegno: larghe folle di entusiasti di tutte le età, tra cui studenti universitari, famiglie giovani, vecchi Goldwateristi e Reaganisti, hippy e biker. Pensate che Ron Paul ha raccolto più soldi degli altri Repubblicani da coloro in servizio militare attivo. Durante gli eventi comuni, la gente cominciava a notare che la Ron Paul Revolution sembrava sovrastare in numero la quantità degli striscioni degli altri candidati del partito. A dire di più, hanno più striscioni di tutti gli altri candidati messi insieme.

Un sostenitore e blogger di Paul di Pittsburgh che attese un raduno ci raccontò una storia interessante. Era venuto a vendere magliette per aiutare a finanziare quello che lui sperava sarebbero centinaia di persone della Pennsylvania caricate in autobus per andare a New Hampshire durante la settimana delle primarie [l’elezione primaria del New Hampshire è una delle prime, ed è largamente considerata la più importante in assoluto per vincere la nominazione del partito]. Verso la fine del raduno un signore che girava si avvicinò e ci mostrò una buona quantità di banconote. Voleva comprare una maglia Ron Paul per ogni bambino nella folla (circa 50). Scoprii che aveva già donato il massimo di 2300$ e che dunque cercava altri modi nei quali dare una mano.

Questo illustra l’aspetto del volontariato di questa campagna grass-roots che probabilmente ‘vale’ molto di più di quei $5 milioni. Lew Rockwell, proprietario del popolare sito Libertario lewrockwell.com, mi disse che ogni volta che ha atteso un avvenimento della campagna, ha visto almeno una dozzina di tipi di magliette, di bumper sticker, di spille e altri oggetti venduti o distribuiti. “Tutta roba bella, non delle schifezze fatte in casa”, disse, fatti da volontari di Ron Paul. La campagna di Paul è evoluta verso una “organizazzione autosufficente, decentralizzata, colma di individui che preparano iniziative locali”, mi disse Rockwell.

Com’è allora che un nonno di 72 anni che sembra fragile e mingherlino in TV a diventare una specie di rock star dei Repubblicani, quasi calpestata ad ogni occasione per strappargli un autografo? Allevato a Pittsburgh, Ron Paul frequentò l’università di medicine a Duke, servì nell’aeronautica militare, e cominciò la sua pratica di ginecologia vicino a Houston. Lungo il cammino cominciò a leggere scrittori quali Ludwig von Mises e Friederich von Hayek e divenne un gran sostenitore dell’economia di mercato libera e dello standard aureo [vedi la Scuola Austriaca d’Economia].

Una volta arrivato in Congresso, la sua procedura standard è stata di domandarsi, prima di ogni votazione, se la legislazione che stava per essere proposta era autorizzata esplicitamente dalla Costituzione. Se la risposta era ‘no’, votava contro. Questo gli procurò il nick "Dr. No."

L’aspetto più signigicativo della sua campagna Presidenziale è la guerra in Iraq. È l’unico dei candidati (assieme a Kucinich e Gravel del partito Democratico) ad aver votato contro l’autorizzazione all’uso della forza in Iraq. Usa l’Iraq, e ormai il 70% del popolo crede che questa Guerra fu un errore, per allargare la discussione e presentare la sua visione di una politica estera di non-intervenzionismo che includerebbe ritirare le truppe dalla Corea, dalla Germania, dal Giappone, e da altrove, e di farci gli affari nostri.

Questa è roba radicale, come mai c’è un sostegno talmente forte? Rockwell crede che una parte della spiegazione stia nel fatto che economisti ed altri intellettuali hanno avvocato una economia ed una società libere dagli anni trenta e ora c’è una massa critica che ha studiato la libertà e la sostiene. Aggiungendo poi che l’Internet e altre forme di communicazione hanno consenstito alla gente che si sarebbe forse sentita isolata nelle lore idee di communicarle e trovare altri che la pensavano ugualmente. In più, abbiamo avuto più di sei anni di una Presidenza Repubblicana che non solo è stata aggressiva militarmente ma ha aumentato le spese domestiche ed iniziato programmi federali, lasciando tanti Repubblicani tradizionali sbigottiti.

Forse importante quanto le idee, che sono al cuore della campagna Paul, è lui stesso. Non è un gran oratore, anche se si esibisce sufficentemente bene durante i dibattiti e le interviste. Probabilmente è il suo modo di fare che ha un suo appeal: non urla e non gesticola ed è tenace nel difendere ciò in cui crede. Qualora la gente sia d’accordo o no, rimane l’impressione che Paul creda veramente in quello che dice, invece di fornire un messaggio aggiustato per riflettere le opinioni emerse dagli gli ultimi sondaggi.


*Questo commento iniziale, sfortunatamente, viene spesso usato nei media network maggiori, spesso all’inizio dell’articolo. Secondo me, è un trucco deliberatamente usato che fa/per far perdere credibilità al resto dell’articolo, qualsiasi cosa venga scritta dopo cade nel nulla. Lo trovo disgustoso per un giornale. Infatti, se leggete i commenti sull’articolo, in quasi ognuno di essi l’autore viene complimentato per l’articolo e castigato per quel commento iniziale.


L’articolo è stato tradotto ed abbreviato da Francesco

Tratto da:
http://www.ocregister.com/opinion/paul-campaign-million-1881364-ron-people

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