sabato 6 ottobre 2007

Intervista di Ron Paul al giornale "Union Leader", 4 ottobre 2007


Il candidato alla presidenza Ron Paul ha detto che gli Stati Uniti non sono affatto minacciati nella sicurezza nazionale e perciò non c'è bisogno di estendersi militarmente per tutto il mondo, le spese militari potrebbero essere ridotte. Secondo Paul la crisi dei missili a Cuba fu la minaccia più grande per gli Stati Uniti durante l’era nucleare, e fu risolta usando la diplomazia. Quindi attenua le ansie sul possibile sviluppo nucleare iraniano. "Non è la fine del mondo. ... Dobbiamo considerare questa prospettiva: se siamo stati capaci di trattare con i Sovietici, dovremmo essere capaci di trattare con gli Iraniani.”
Paul ha detto che il presidente iraniano Ahmadinejad non ha potere politico; sono i mullah radicali a comandare [soprattutto in materia di politica estera]. “Non dobbiamo agitarci per il fatto che forse un giorno un paese del terzo mondo avrà un arma nucleare.” [il Pakistan e l'India hanno gia` armi nucleari - Israele ne avrebbe circa 200-300, non dichiarate ufficialmente]
Gli Stati Uniti non sono tenuti a garantire la sicurezza nazionale israeliana, prosegue Paul. e “trattando Israele come un paese del terzo mondo che dipende dalla generosità americana, lo abbiamo seriamente danneggiato. Gli Stati Uniti hanno interessi in paesi come il Vietnam e l’Iraq, ma non devono imporli con la forza. Vediamo cosa è successo in Iraq: “siamo andati in guerra per il petrolio”, ha detto, e il prezzo del petrolio è passato da 25 a più di 80$ al barile.
Ron Paul non vede la necessità di avere basi militari all’estero.“ Le truppe sparse per il mondo devono rientrare, incluse quelle nella Corea del Sud. Non abbiamo bisogno di una presenza militare significativa nel Pacifico, nessuno ci verrà dietro” .
“A partire dalla seconda guerra mondiale, i conflitti a cui gli USA hanno partecipato sono stati sempre incostituzionali e inutili”. “Una generazione non deve fare promesse per le quali la generazione seguente deve pagare e morire” Soprattutto i giovani hanno accolto con entusiasmo il messaggio che gli Stati Uniti non possono continuare questo andazzo, per cui non "riusciamo a mantenere il nostro tenore di vita senza prendere in prestito da 3 miliardi di dollari al giorno dalla Cina. I giovani vedono che non siamo in grado di restituirli. Hanno capito che stiamo scaricando il peso su di loro.”
“Stiamo andando in bancarotta,” dato che il governo cerca di estendere lo stato sociale e la nostra presenza militare del paese in tutti gli angoli del mondo. “Il dollaro ne soffrirà, cosi come e` successo a tanti altri grandi paesi.”
“Negli anni settanta ci fu una crisi simile per la quale fu necessaria un rialzo del 21% dei tassi d’interesse Guardando ai precedenti storici, l’economia dovrebbe crollare, con una depressione seguita prima o poi da un ritorno alla normalità. Ora invece, l’economia va giù lentamente ma senza segni di ripresa.”
“Dobbiamo frenare l’espansione del governo [centrale] e ritornare ai principi di libertà individuale e autosufficienza. Stiamo per diventare meno liberi e piu` poveri.”
Ha concluso sostenendo che il paese non dovrebbe far fronte a tutti questi problemi se il governo centrale avesse seguito la Costituzione con più rigore. “Libertà personali ed economiche formano un tutt'uno.”

Tradotto da Francesco e Andrea


http://www.unionleader.com/pda-article.aspx?articleId=a1656fa2-f449-4180-a8fb-bd5f1041c1bc

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